Caro 2015, mi rivolgo direttamente a te che sei nato da poche ore in una fredda capanna al freddo e al gelo. Non ho la minima idea di che cosa tu abbia messo in conto per noi per i prossimi 365 giorni, però, nell’eventualità, mi permetto di darti qualche dritta. Giuro che non ti ammorberò con la mia lista di buoni propositi, o con quella dei film più belli dell’anno o con patetici bilanci consuntivi. In questi giorni di consunta c’è solo la mia bilancia, che implora pietà e scricchiola ad ogni nuovo sovraccarico.
Per questo nuovo anno, caro 2015, avrei necessità che abolissi alcuni modi di dire (visto che mi sembra troppo chiederti di abolire le persone che ne fanno uso, seppur non mi dispiacerebbe).

2015 bello, potresti gentilmente far scomparire dalla faccia della terrà tutti coloro che usano impropriamente PIUTTOSTO CHE? Poi ci sarebbe anche da dare una randellata nei denti a tutti quei sedicenti giornalisti che utilizzano – novità 2014 – l’espressione BOMBA D’ACQUA. Vorrei che facessi del male a chi dice che dobbiamo TROVARE UNA QUADRA, seppur mia nonna sosteneva che chi nasce tondo non può morire quadro.

Poi vediamo: potresti portarti via ESCALATION, EXPLOIT, TOP, GLAMOUR, SELFIE, TRENDY e FOOD? Ti regaliamo anche l’accento di po’ e l’apostrofo di qual è! Se non ti è di troppo disturbo mi piacerebbe che facessi cadere le dita a chi mima gli apici pronunciando la parola “TRA VIRGOLETTE” e a chi inizia uno status su facebook con “E POI BOH…” oppure con “E NIENTE…“, o lo conclude con un riprovevole “CIAONE!”.
Caro 2015, giuro che sono quasi in conclusione: non è che potresti porre fine ai giorni di chi abusa di “COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI“, giusto per legittimare la sua espressione, non per odio ingiustificato.

Poi mi piacerebbe che a chi usa a caso “GENIO” e derivati, facessi comparire in sogno ogni notte per tutto l’anno, gente come Picasso, Einstein, Woody Allen, Eco, intenti a schiaffeggiarli incessantemente con un rastrello. 

A chi crede di darsi un tono rispondendo a una domanda con “ASSOLUTAMENTE SÌ” o “ASSOLUTAMENTE NO” fà cadere un dente al giorno, mentre chi per spacciarsi da persona vissuta risponde a una domanda con “BELLA DOMANDA” regala il dono della sintesi. O dell’afonia perenne, scegli tu.

Infine mi faresti davvero felice se facessi annegare chi abusa di “COME SE PIOVESSE” e mi appagherebbe tantissimo vedere in fila contro un muro pronti per la fucilazione quanti sostengono di doversi “ALLINEARE“. A quanti sono “FULL” potresti infilare una pompa di benzina nel sacro orifizio – secondo un “gioco” in voga quest’anno a Napoli – finché sul display non compaia la parolina magica? Mentre all’urlo di “SI SBOCCIA” potresti far sbocciare un fiore nella bocca di chi spara tante fetenzie, come gli antichi hippie insegnano? E già che ci siamo, potresti far pestare delle merde fetide, sulla strada del lavoro, a quanti sono convinti di “STARE SUL PEZZO“? Così non passeranno per bugiardi, non per cattiveria.

Caro 2015, questi ovviamente sono solo consigli, non mi sento d’importi nulla. In ogni caso per convincerti della mie nobili ragioni ti lascio una piccola lezione di Calvino, non Giovanni ma Italo, sull’esattezza, che ti prego di tenere sempre a portata di mano per i mesi a venire.
E dunque: CIAONEEEE!

“Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. […] Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze. Non m’interessa qui chiedermi se le origini di quest’epidemia siano da ricercare nella politica, nell’ideologia, nell’uniformità burocratica, nell’omogeneizzazione dei mass-media, nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l’espandersi della peste del linguaggio”.

4 commenti

  1. Gaetano, hai esposto in maniera garbata ,tutto quello che ha veramente stancato delle frasi di oggi. Sono della tua opinione e detesto l' approssimazione del linguaggio, la sciatteria,il parlare senza neppure avere la cognizione di quello che vorremmo dire. Hai fatto un ricco riassunto di tutti gli orrori linguistici. Spero soltanto che la tua pagina sia letta da coloro ai quali farebbe tanto bene questa lettura e che sia per questi motivo di riflessione. ciao.

  2. D'accordo su tutto, tranne che su un po' con l'accento mutuato da un'apostrofo…credevo d'averlo inventato io per sopperire ad una evidente falla linguistica. D'altro canto scrivere un po, fa pensare ad una pronuncia con accento chiuso o ad una menzione del fiume padano, scritto erroneamente minuscolo. La versione corretta è ovviamente "un poco" ed essendo dunque una troncatura, un po', ritengo debba essere scritto proprio così, anche se ovviamente nessuna Accademia della Crusca mi darebbe ragione. Comunque, prima di averlo adottato io, non l'ho mai visto scritto da nessuna parte in quel modo, quindi potrei esserne davvero l'ideatore…:D

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