Caro neonato e magnanimo
2017, vengo a te con una lista di piccole cose che mi sento di chiederti per i prossimi 365 giorni: si tratta di
far sparire dal linguaggio parlato alcune parole e modi di dire più fastidiosi di un film di Natale con Alessandro Siani e Paolo Ruffini. E se ti sentissi in vena di concessioni, potresti anche eliminare fisicamente quanti ne fanno uso.
Per semplificarti un po’ il compito mi prendo la libertà di darti alcuni preziosi suggerimenti.
Tanto per cominciare potresti far sparire l’abuso della parola establishment, non perché non serva, ma perché ormai se ne fa un uso talmente distorto dimenticando che esiste da migliaia di anni ed è stato sinonimo di oligarchia in alcuni periodi, di élite in altri, di casta di recente; e non ci si accorge che si tratta solo di un capro espiatorio nel momento in cui l’economia non gira bene. E mi viene spontaneo, caro 2017, chiederti di eliminare sondaggi, di certo tra le parole più sopravvalutate del 2016.
Così come l’abuso di “il fronte del“, per indicare una parte di votanti, mi fa venire voglia di prendere la fronte di chi l’ha inventato e sbatterla ripetutamente contro un frigorifero. Quindi 2017 benevolo, agisci tu. E visto che ci sei, portati gentilmente via anche il presidente non eletto dal popolo, così come i gufi, i giaguari, le vacche, le volte buone, i referendum, i mandare a casa e la governabilità! E se non chiedo troppo anche Salvini.
Magnifico anno nuovo, potresti provvedere a eliminare le espressioni passo di lato e passo indietro? A meno che non si tratti di una lezione di fox-trot non se ne sente l’esigenza: io dico o uno si leva dalle scatole o resta al suo posto a continuare a fare danni. Inoltre anche stepchild adoption non è che ci faccia impazzire! Non tanto per la legittimità di tale provvedimento, ma per non doverci più maciullare il fegato sentendo Scilipoti pronunciare codesto termine.
Oh onnipotente anno nuovo, potresti portare via tutte le bufale escludendo solo quelle fatte di latte? (E magari anche quanti le fabbricano e quanti ci abboccano, alle notizie false ovviamente). Inoltre faresti sparire, cortesemente, l’onesta intellettuale che a me pare solo un modo pavido e paraculo per dire a qualcuno che è un’emerita testa di cazzo. Abolisci pure, visto che ti ci trovi, la parola emergenza associata a qualsiasi accadimento, dai migranti al terremoto al terrorismo: per come sono andate le cose quest’anno è solo pleonastico (visto che non è stata proprio un’ottima annata). A proposito portati via anche il sedicente Stato Islamico e la presunta trattativa Stato-Mafia, e magari anche efficientamento, i furbetti del cartellino e il tanto aborrito petaloso.
Se ti senti generoso, caro 2017, potresti inibire l’uso della parola a quanti sul
calendar segnano una
call con qualcuno? Non è che se dici call per indicare una banale chiamata, ti danno automaticamente il premio Nobel!.
Endorsato,
must-have,
location,
performare e
googlare dovrebbero far venire un ictus direttamente al pronunciamento della prima sillaba; così come chi si ostina ancora, da anni, a sbagliare l’uso del
piuttosto che, a dire un
attimino,
quant’altro,
anche sì/no,
assolutamente sì/no,
ciaone, augurerei una paresi facciale di almeno 15 giorni (ma su questi erano già stati debitamente scagliati numerosi anatemi qualche anno fa in
Delle espressioni più odiose del 2014 e altre lagne). E magari, per essere pignoli, potresti limitare l’uso del
ci aggiorniamo? Non siam mica sistemi operativi.
Di Andiamo a comandare credo ne dovrebbe essere abolito l’uso per legge per cui, caro 2017, potremmo fare prima eliminando direttamente Rovazzi? Uno che non si sa esattamente che animale sia, se non amico di Fedez. E visto che ci sei magari insieme a lui trascina nel’oblio anche Gianluca Vacchi, essere che sulla carta d’identità alla voce professione ha scritto “ricco”. Seppur quest’anno i ricchi vanno di moda, specie quelli con i toupet e quelli che qualcuno ha pensato malauguratamente di raggruppare in un format dal titolo riccanza.
Caro 2017, a causa di questo dissesto linguistico nell’ultimo anno Umberto Eco ci ha lasciato amareggiato e da qualche giorno Tullio De Mauro, dopo aver sentito ripetutamente svolta garantista e giuria popolare, ha pronunciato le sue ultime parole: “No 2017, io esco”. Onde evitare altre vittime illustri dammi retta, segui la mia lista e sarà uno splendido anno nuovo, in barba alla numerologia.
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