Daniel aveva dimenticato la potenza di uno sguardo tenero, il sorriso disarmante, il luccichio di due occhi che si caricano di emozioni. Avvolti nel tenebre della notte si amavano; il buio era loro compagno fidato. Ogni tanto un’occhiata timida per scorgere sguardi indiscreti. E di nuovo un interminabile specchiarsi negli occhi dell’altro, scorgendone il brillio di un’anima serena e appagata. Oh notte, potessi tu essere infinita! Mille ore avrebbero voluto passare abbracciati, notti intere, ma la tirannia dei minuti avanzava inesorabile. Eppure i minuti non avevano alcun peso per loro, i corpi nudi non sentivano freddo. Uno spicchio di luna pareva sorridesse compiaciuta. Le labbra riassaporavano l’essenza dell’altro, gli umori dei corpi si fondevano con timoroso rispetto. Le dita si perdevano tra i capelli arruffati e leggermente sudati. Avvolti nel tenebre della notte si amavano, e la passione copriva le loro nudità. Non c’è più vergogna, non c’è più imbarazzo. Cade una stella, prolungando la sua scia luminosa.

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