[continua da qui]

Rimasto non indifferente alle parole dei miei superiori, ho cominciato ad andare al lavoro con animo meno sereno. Mi sono fatto coraggio e, sfoggiando uno dei miei sorrisi migliori, mi dirigo verso la mia bella reception-scrivania in una uggiosa mattina di fine aprile. Il forte odore di candeggina che proviene dalla sala appena pulita mi fa venire il volta stomaco.

Tizio ha già aperto la sala, ha acceso le luci e accolto i primi studenti. Io arrivo e bonariamente chiedo come sta. E lui bonariamente mi risponde con la sua voce rovinata dal fumo:

Come cazzo vuoi che stia? Male, fa tutto schifo! Non sto bene!“.

Scosso da tanta sofferenza provo a comprendere il suo male di vivere.
Non hai dormito bene la notte scorsa?” – dico con candore.
Mi sono drogato tutta la notte e ho fatto sesso!” – risponde Tizio, tirando su col naso. Solo ora mi accorgo di quanto frequentemente ripeta questo gesto, e la cosa mi fa un po’ schifo, oltre che farmi pensare a lui come un tossicodipendente. A volte mi viene da porgergli un fazzoletto, ma poi mi viene in aiuto l’immacolata ragione. Mi riprometto di non investigare mai più sulla sua salute.

Intorno alle 9 e 30 arriva la dottoressa Tizia, come di consueto. Ormai comincio a capire i loro spostamenti: lui quando viene, arriva per le 9 ed è puntuale. Per fortuna, perché con il mio famigerato senso del tempo rischierei  di far studiare i ragazzi nella tromba delle scale, se dipendesse esclusivamente da me l’apertura della sala. (Ahi quanto mi sono dovuto pentire di questa infausta affermazione!).

Dunque dicevamo, lui arriva per le 9, e dopo mezz’ora circa sparisce, per poi ricomparire verso le 11 e 30; ma giusto per prendere la giacca e andare a pranzo! Ovviamente la tabella di marcia è variabile. Tizia invece arriva per le 9 e 30/45. Fanno di tutto per stare poco tempo insieme, specie lui che non può soffrirla.

Quella mattina dunque, rimasto solo, vedo incedere Tizia con i suoi grandi occhiali da sole, preceduta da zaffate prepotenti di profumo. Sento una voce, una musica, non riesco a distinguere. Come nei film in cui quando arriva un personaggio a rallentatore e si sente la musica di fondo! Dico, è impossibile. Non riesco a capire. Più Tizia si avvicina, più riconosco la melodia: è Pensiero stupendo di Patty Pravo e la misteriosa fonte è proprio la dottoressa sociologa. Mi passa davanti, ancheggiando, occhieggiando, sorridendo, cantando. Penso tra me e me, “Oggi forse è più tranquilla!”. Mi saluta, chiamandomi per nome, sorride, è solare, commenta le notizie di cronaca scherzandoci su per sdrammatizzare. Comincio ad attribuirle delle vere capacità e competenze.

Nei momenti in cui il nostro allegro colloquio si arresta un attimo, lei canticchia canzonette degli anni 60, da Mina a Ornella Vanoni, con una voce profonda e languidamente sensuale, non proprio da Sanremo ma neanche stonata. Cerco così di far convergere la mia concentrazione sulla tesi, ma ogni volta che inizio a leggere un periodo sono interrotto o da qualche Si Bemolle decisamente poco molle, o da un “Hai visto Belen che ha lasciato Corona! Ah ah ah ah , tutte mignotte sono! Ah AH Ah!“. Stanco dalle mille interruzioni cerco soltanto di annuire e sorridere cortesemente, contento comunque del bel clima che si respira.

Non faccio in tempo a compiacermi di quella calma che all’improvviso mi afferra da un braccio, mi sposta con tutta la mia sedia da ufficio con le rotelline e con la sua voce roca mi dice: 
Vieni qua che ti faccio vedere un video mio!“.

Io non ancora completamente ripresomi dalla rapidità del suo scatto felino mi preparo al peggio. Nella mia mente balenavano le ipotesi più assurde. Non volevo sapere di che video si potesse trattare, ma ero già certo di trovarmi una cameriera sexy dai capelli rossi intenta a spolverare gli scaffali più alti della libreria. Inserisce maldestramente una chiavetta usb e compare il palcoscenico di un teatro sullo schermo del computer. “Cazzo, proprio una professionista!” – ho pensato.

Invece inizia una soave melodia e sul palco tra qualche applauso timido, compare lei accompagnata dai suoi fianchi e dalla suo chioma infuocata. Comincia a cantare L’appuntamento di Ornella Vanoni, con una di quelle basi-midi da sagra della ‘nduja. Vedere lei tutta convinta sul palco, una platea composta da tante poltrone vuote e qualche spettatore sulla sessantina (alcuni visibilmente eccitati, altri visibilmente assopiti) e dopo aver sventato una minaccia hard, ho cominciato a sospirare, cercando di contenere qualche risolino. Mi è sembrata comunque umana e bramosa di fama (come me, tra l’altro) e le ho voluto un po’ più bene. Dopo essermi sorbito 4 minuti e 56 di video, tutto, ed essermi debitamente complimentato,  mi rimetto a studiare.

Il tempo di capire la pagina che avevo lasciato sento una voce roca alla mia destra:
Che questi bastardi manco lo sanno tutto il male che mi hanno fatto. Giocano con la vita delle persone, loro e i preti protestanti. ‘Sti bastardi!“.
E io che non riuscivo a comprendere il riferimento indago:
Ma chi sono Questi?“. E lei, dopo aver guardato nel vuoto per qualche secondo:
E….si disce il peccato, e nnò i peccatore! Tando io grido, così mi sendono, che qua sai quandi ce ne sono? Così poi vanno e glielo dicono, a sti pezzi di M…!” – ripetendo l’accorgimento pudico di qualche giorno prima.

Comincio a scrutare tra gli studenti seduti nella sala chi potesse avere la faccia da spia. Ma il flusso dei miei pensieri viene nuovamente interrotto.
Lo sai chi mi volevano dare ammé? Un bisecsy, un passivo, che era pure fidanZato con una, e poi aveva pure il fidanZato. Mò tu t’immagggini che quello tornava a casa… e stavano tutti e tre insieme! Ah Ah Ah , Eh eh eh!” – concluse con una risata compiaciuta.
E il mistero iniziava a farsi sempre più fitto e incomprensibile. Anche Freud credo avrebbe avuto seri problemi.

[continua…]

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