[continua da qui]

Come ogni mattina scendo dal tram e mi dirigo verso la portineria dell’Università per prendere il secondo mazzo di chiavi della sala studio. Il primo come ho già detto è di proprietà di Tizio.

Mi avvio allegramente verso l’aula confidando in un domani migliore.
Tizio sta già distribuendo i posti e ritirando i tesserini degli studenti al posto mio, visti i miei pochissimi minuti di ritardo. Mi saluta con un “Ciao bello!” a cui io rispondo, senza aggiungere domande sul suo stato di salute attuale.
I ragazzi cominciano a disporsi tra i tavoli. Sono appena le 9 e 10 del mattino, l’aula è ancora tranquilla, poco affollata. Il sole filtra attraverso i grandi finestroni illuminando la sala calma e semi-deserta. Un lieve brusio di fondo, ovattato, placido, rende quasi piacevole il trovarsi lì.

Ma un terribile urlo interrompe quella quiete di cristallo, infrangendola in mille pezzi:
Ragazzi, cazzo, [blasfemia] ma che cazzo venite a fare qui se dovete parlare? [sù con il naso] Ma dico non ce l’avete una casa?“.
E poi rivolto a me: “Questi non hanno nemmeno una casa!“. E io annuisco.
Poi rivolto a loro: “Ragazzi, cazzo, ho detto basta! Allora? Che facciamo?
E poi di nuovo a me: “Vengono qua per rompere i coglioni a noi! [sù con il naso]”. Annuisco.
Poi ancora a loro a distanza di 30 secondi: “Se siete di CL andata pregare in chiesa, se siete comunisti andate al Leoncavallo! Non venite a rompere i coglioni a me![blasfemia][sù con il naso] Anzi andate a fanculo![sù con il naso]” – e così dicendo prende sigarette e giacca e va via, sentitosi legittimato dalla scorrettezza degli studenti troppo rumorosi.

Tutti gli occhi della sala puntati su di me, come se dovessi quasi scusarmi del suo comportamento. Me la cavo con una scrollatina di spalle e un sorriso di compassione. Loro ricambiano. Grazie al cielo. Alla fine della fiera sono le 9 e 30 e lui è già in giro. Potevi evitarti lo psico-dramma, penso io.
Intanto arriva Tizia con un’aria stranita. Mi saluta distrattamente con un cenno del capo e si siede dietro al computer. In un raptus di stacanovismo, comincia a giocare nervosamente a Solitario. “C’è qualcosa che non va”, dico tra me e me. La sociologa fa uno scatto improvviso e prende una chiavetta usb dalla borsa color panna. Mentre assegno posti e ritiro badge universitari la osservo con la coda dell’occhio. Dico, adesso toglie fuori qualche altro suo video pseudo-artistico, o qualche sua danza del ventre hot e al sol pensiero comincio a tremare. Vedo sullo schermo un’immagine bianca e lei che cerca di fare chissà cosa.
Ggaetano” – mi dice con la sua voce stridula ma acuta – “mi puoi aiutare un minuto? Ddevo caricare questa mia foto tessera sull’abbonamento ATM on-line!

Partendo dal presupposto che io non sapevo si potesse fare l’abbonamento dei mezzi on-line, con tanto d’inserimento della foto personale, per cui inizialmente mi sento un idiota. Superata la crisi d’inferiorità cerco di capire cosa voglia.

Io ho scannerizzato la mia foto tessera però qui non me la prende! Io lo so perchè: hanno manomesso il computer, mi vogliono condrollare!“.
La teoria del complotto internazionale nei suoi confronti ha un certo che di affascinante. Per un attimo annuisco con la testa e affermo sornione: 
Eh sì, il mondo è pieno di hacker!“. 
E lei: “Ah?“. 
E io: “Ora ci penso io!

Dopo varii tentativi capisco che aveva salvato come immagine tutta la schermata dello bianca  scanner con la fotina al centro, invece di ritagliare solo la foto tessera e salvare solo quella. Giustamente il sistema non poteva accettarle una foto bianca con un puntino rosso al centro! Rammaricato di non poter sventare nessuna congiura, mi metto di santa pazienza e ritaglio la fotina.
Mi accorgo che la persona ritratta nella foto è leggermente più giovane della sociologa che io conosco.
Mi rriconsci in questa foto? Sembro o non sembro io?” – mi chiede con tono minaccioso.
Sì certo, si capisce subito che è lei!” – mento intimorito.
Ora tu ti rrenditi condo! In questa fodo ho 32 anni e adesso ne ho 48: è l’unica in cui mi riconosco, l’unica in cui sembro io! Tutte le altre sti maledetti me le fanno slargate, che sembro una bomba, coi capelli rrosso fiamma sgargiande, che manco sembro io!
Non so cosa pensare o dire, e aggiungo: “No, no, questa è venuta proprio bene!
Intanto carichiamo la foto e aspettiamo che il download sia completato.

Nell’attesa Tizia pensa bene di recitare il monologo del giorno:

Perchè questi schifosi bastardi ce l’hanno con me, ma non hanno manco capito che io li distruggo. Pure dendro al compbiuter mi vogliono endrare, non si sono sdangati angòra!“.
E io come al solito annuisco e faccio spallucce. Per fortuna la foto si carica e lei diventa radiosa nel vedere la tessera ATM virtuale sullo schermo, con la sua foto da trentenne pre-obesità, in cui ha lo stesso sguardo minaccioso e insieme perso nel vuoto, e i capelli rossi, ma meno fiammanti.
Mi ringrazia ripetutamente, mi invita a uscire dal lavoro 20 minuti prima, mi loda per aver sconfitto le forze del male. Mi sento un super eroe. Quanta soddisfazione!
Domani ti porto il portatile così m’insegni come registrare con la webcam, che devo provare la coreografia per il saggio della settimana prossima, così mi rivedo e memorizzo i passi!“.
Faccio 2+2: saggio, coreografia, balletto, capelli rossi, computer: è fatta, penso io, ormai saremo amici per sempre. O fottuto per l’eternità.

[continua…]

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