[continua da qui]

“Senza fine,
sei un attimo senza fine”. Così cantava la Vanoni e così cantava la Tizia
in uno dei suoi slanci melodici.

Nell’ultima
settimana in cui mi approssimavo a concludere il mio part-time nella ormai
celeberrima sala studio (nei giorni immediatamente prima della mia investitura
a disoccupato), dopo aver affinato le mie innate doti di detective, cercavo di
mettere insieme gli ultimi tasselli di una personalità disturbata.

Tizio,
come ricorderete, sguazzava allegro fra le onde elleniche, per scrollarsi di
dosso lo stress di mesi e mesi di duro assenteismo
. Già me lo immagino sulla
prua della nave con in mano la poppa di una sconosciuta. O in poppa con la prua
tutta dritta a nord. Oppure con le mani sulla poppa e la prua sparata in
avanti, in una più discreta cabina. Ok, la smetto.


Il
mattino del suo rientro io arrivo trotterellando verso la mia scrivania e al
posto di Tizio vedo una sagoma scura
. Avvicinandomi intravedo il suo pizzetto e
i suoi capelli canuti, come zucchero filato su un tizzone. Era di uno scuro da
fare impressione, tant’è che pensavo fosse il suo ultimo giorno su questa
terra, visti i suoi conclamati malesseri fisici. Immaginavo già una disfunzione
renale allo stadio elevato o cose simili. Per questo motivo evito di
pronunciare goliardiche frasi del tipo: “Eilà Tizio, tutto il sole della
Grecia lo hai preso tu, eh?”; oppure “Ammazza come ti sei abbronzato
Tizio, beato tu, noi qui a lavorare!”. Così la saluto normalmente e mi
siedo sulla mia sedia sgangherata.

Il
tatto non è da tutti, e non tutti ne hanno a dovere.
Dalla
porta d’ingresso spunta una chioma fiammeggiante che grida con la sua voce
roca:

– Tizio, eh eh, ma ti sei bBruSciaDo? Eh eh! Ti sei
ddivertito?
– quasi con aria di sfida. 
Dico
io, è fatta.


Un cazzo! Non vedi come sono conciato. Una bella vacanza di merda. Primo giorno
mi sono addormentato al sole e mi sono ustionato. Per 5 giorni ho avuto la
febbre a 40. Ed ora sono ritornato in questo posto di merda a rompermi i
coglioni
– con quel tatto di cui sopra.

Ciò
dicendo, si alza e se ne va. Quasi legittimato aggiungerei.

Resto solo con la
mia amica di giochi che dalla borsa, con un scatto, estrae un barattolo di Nutella,
di quelli belli con i grissini incorporati e anche il thè e la cannuccia
insieme.
Penso tra me e me, è
finita l’era dei verdi beveroni, pregustandomi già la scena di lei tutta sporca
di cioccolato.
Invece me lo porge
violentemente, sventagliando le sue ciglia come una cerbiatta. Stavo quasi per
commuovermi davanti a tanta gentilezza, ma repentinamente i miei pensieri sono
disturbati.
Pure quella puttanella della cassiera si ci è messa! Ma io
dico: ma fatti i cazzi tuoi, ma chi ti conosce, chi ci vuole avere a che fare
con te? Manco si poteva tenere quello che avanZava dal ticket? No, signora,
deve spendere tutto fino all’ultimo cenDesimo. Ohhhhh. Ma dico, stiamo
scherzando. Se io ti voglio lasciare 2 euro saranno fatti miei, no? E invece m’ha
fatto comBrare questo coso per forza. Tutto calcolato, no? Hai capito adesso?
Io che in realtà
stavo già togliendo fuori un fazzolettino per asciugare le mie lacrime emozionali
resto come al solito interdetto. Classica scrollata di spalle, e consueto “È vero!”
Un cazzo. Un cazzo c’hanno capito. Che secondo loro io me lo
mangio così divenDo grassa come hanno progettato??? Ah, ah, ah…..hanno proprio
trovato carne per i loro denti. Io non ci sono cascata e te lo regalo a te, che
tanDo sei giovane”.
Ringrazio per la
spontaneità del gesto e mi metto leggere. La mia giornata era stata infernale,
ed erano solo le 9:30.

Considerata la
perenne assenza di Tizio, non essendo riuscito a decifrare nessun bigliettino
reperito nel cestino dell’immondizia, non riuscendo a trovare risposte alle mie
domande, subissato dai realistici monologhi di Tizia e incapace di dare un senso
alla sua vita, ho raggruppato tutte le mie doti investigative arrivando ad una
svolta: Tizia è pazza, è fuori come un balcone, come un terrazzo, come un vaso
di gerani, come tutto ciò che è fuori di testa, zucca, melone, ananas, angurie,
quello che volete voi. Non sono bastati due mesi per capirci qualcosa del suo
misterioso passato. 
Ma forse mi sbagliavo.

Il mio ultimo giorno
di lavoro
finalmente è arrivato. Sono allegro come un garzoncello scherzoso. Apro
la sala, Tizio non c’è. Faccio accomodare gli studenti mattinieri e volenterosi.
Scambio sorrisi e modi gentili, ritiro badge universitari, assegno i posti…aaaaa
tutto questo da domani mi mancherà!!
Sono quasi le 10 ma
di Tizia fiammante neanche l’ombra. Forse mi staranno organizzando un festa d’addio,
 fantastico.

La mattinata è
tranquilla, l’affluenza bassa. Prendo in mano un buon libro e comincio a
leggere. Squilla improvvisamente il telefono.
L’ultima volta che
avevo risposto dall’altra parte c’era la bidella claudicante che mi consegna le
chiavi ogni mattina, che urlava minacciandomi che mi avrebbe denunciato se avessi
continuato a “sindacalizzare” sul suo operato. Il tutto perché, un giorno che
dovevo aprire io la sala, l’ho aspettata davanti al suo gabbiotto per più di 15
minuti per ritirare le chiavi, mentre la coda dei ragazzi che doveva entrare
stava diventando chilometrica, e lei se ne veniva bellamente dalla sua pausa
caffè durata più del dovuto; cosicché ho avuto l’ardire di farglielo notare. Ma
questa è un’altra storia.

–          Pronto sala studio!

–         
GGaetano, sono la dottoressa Tizia, oggi non posso venire il
ciclo delle lune sta finendo
ed io devo ripararmi per concludere il percorso!
–         
Non ho capito, hai paura di prenderti un’insolazione pure
tu? O meglio, una inlunazione?
–         
Noooo, che hai capiDo!? Finalmente sono finiti gli otto
anni, infatti mi è uscito l’herpes! Più chiaro di così!!! Eh eh eh! Dopo tutti
questi sacrifici, dopo che mi hanno fatto diventare obesa, dopo che mi hanno
tirato tutti i denti, dopo che volevano darmi a quello lì, loro e gli
ortodossi, finalmente il ciclo è finito! Se resisto oggi vincerò io. La dottoressa
in sociologia con scoperta scIentifica, canto ballo rrescito, ho scritto poesie,
libri, canzoni. Proprio io. Il mio mantra finalmente ha funzionato.
–         
Ooohhh, mmm, quindi che devo dire se qualcuno la cerca?
–         
La dottoressa Tizia è fuori stanza!
–         
Ah, ok!
–         
Non capisci? Ero la predestinata!
–         
Certo, certo! Ora vado che ci sono degli studenti!
–         
Ciao e vieni a trovarmi ogni tanto.
–         
Sarà fatto, vado davvero. Arrivederci!
Clic.

– Ciao, quanti posti vi servono?

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