Da un biglietto trovato in autobus:

Caro C.,
hai presente un viale alberato d’autunno? Un alito di vento, le foglie cadono producendo nessun rumore, un cielo bianco, esili e sporadici raggi di sole che filtrano tra i rami, silenzio e deserto…  Le foglie di innumerevoli sfumature sono il mutare repentino e insano dei miei sentimenti. Sto vivendo forse una mia tarda adolescenza di emozioni, sono meteoropatico, instabile, insicuro. In questo viale, per una stradina che non avevo mai visto prima, ti sei insinuato tu, con la tua bellezza delicata, la tua mente inebriante, i tuoi pensieri soavi come corde di un’arpa. Si è sollevato un vento forte che ha scosso le foglie morte e i rami, facendo precipitare altre foglie, creando disordine, disorientamento. Il viale non è più lo stesso, ma mi piace questo cambiamento. Mi corteggi, con gesti, parole, sguardi, sospiri… mi concedi i miei tempi, sposi la mia razionalità, freni il tuo istinto. Mi baci, mi fai l’amore, mi adori. Mi aspetti, mi desideri, mi stupisci. E poi  tutte quelle mail inattese, intense, commoventi, in cui mi racconti di te, dei tuoi fiori, della tua signora Nerina, del tuo lago. Io credo di cominciare finalmente nella mia vita a scoprire l’amore. Dovrebbe essere qualcosa del genere, credo!
Un vento freddo s’insinua tra noi due nel viale. Il vento freddo della mia razionalità, del mio catalogare, del mio volere tutto a posto, della mia anaffettività. Sì proprio così, ti è capitata la persona che meno sa come comportarsi con i propri sentimenti, e quindi non parliamo di quando i suoi sentimenti dovrebbero unirsi a quelli degli altri. 
Tu hai fatto tanto, io molto poco. Tu sei la persona perfetta, forse nella stagione sbagliata; o forse sei quella perfetta, ma non quella giusta per me. O forse, o forse, o forse… Ho solo interrogativi, mai risposte. Mi piace pensare che alla fine del viale ci sia un piccolo negozietto, quasi una sorta di bazar, un negozietto specializzato in risposte. Risposte per ogni domanda: chiare, limpide, dirette. Ma io ti ho incontrato a metà e ancora del viale non vedo la fine. Ancora non trovo risposte che riguardano me. 
Il dolore più grande è che in questa infinita ricerca ho finito per coinvolgere anche te, lasciandoti l’amaro in bocca di un non compreso, di una nebbia tra detto e non detto, tra salute e follia. 
Perdonami per come sono. Scusami se non sono mai stato in grado di ricompensare ogni tua premura. Scusa  le mie manie, scusa per le notti in ci ti ho scansato. Scusa per averti scansato per l’ultima volta, la più dolorosa. Sei stato il vento che ha scosso il mio viale, portando scompiglio, disordine, domande più che risposte. Mi hai sorretto, però, nel mio cammino verso il bazar e per questo devo dirti grazie. Grazie per la tua passionalità, per la tua istintività, per il tuo genio, per la tua mente. Grazie per i tuoi sospiri, per i tuoi baci, per le tue carezze.
Grazie per aver incrociato il mio viale col tuo ed esserti fermato un po’, ne è valsa la pena
T.s.m.


Tuo
G.

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