Mi ero ripromesso l’anno scorso di questi tempi che per il 2015 avrei tenuto una lista dei libri letti durante l’anno. Forse unico proposito mantenuto mi sono ritrovato ora a dare uno sguardo a quella lista appesa dietro la porta della mia stanza, di un appartamento in condivisione.
Scorrendo i titoli ho ripercorso le tappe di questo anno che volge al declino, facendo bilanci e aggiungendo propositi che presto finiranno nell’oblio della frenesia quotidiana. Quei libri mi hanno accompagnato sugli autobus e sulla metro prima di entrare al lavoro, concedendomi l’unica buona ragione per svegliarmi con la pioggia, col freddo o con 35 gradi per giungere alla mia detestata postazione.
Mi hanno fatto compagnia, a volte, prima di addormentarmi dopo una giornata logorante il mio buonumore e la mia creatività. Sono stato in Turchia e in Canada, nelle foreste dell’Amazzonia e nei boschi dell’Aspromonte. Ho viaggiato da San Francisco a New York, da Londra a Parigi, ho iniziato nell’800 e sono arrivato ad oggi, avendo attraversato quasi due secoli con poche fermate di metro.
Rosso Istanbul di Ferzan Özpetek (
Mondadori)
Regalatomi lo scorso Natale, libro leggero e autobiografico del regista turco, dal quale emergono numerosi passaggi e retroscena dei suoi emozionanti film. La storia d’amore per la sua città natale, della sua famiglia, dei suoi amori. Una Istanbul traboccante di colori e accesa di passione. La prosa un po’ elementare di un autore non madrelingua (o di un editor dozzinale).
Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano esser e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno.
Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepúlveda (Guanda)
Acquistato usato su una bancarella, era un libro che mi ero sempre ripromesso di leggere, e per via del suo titolo accattivante, e perché lo aveva citato anni fa la mia tutor di un corso di Narrazione collettiva. Onestamente l’ambientazione e i temi trattati hanno un po’ deluso le mie aspettative, ma di un forte legame d’amore effettivamente si parla: di quello fra l’uomo e la natura. Forse dovremmo leggerlo tutti per capire verso quale cataclisma ambientale ci stiamo conducendo, così come per riconsiderare fondamentale l’esperienza della lettura nella nostra vita.
Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere. Ma non aveva niente da leggere.
Tu Cher dalle stelle di Matteo B. Bianchi (Playground)
Scanzonato regalo del Natale passato, questo libercolo si legge in mezz’ora e racconta la normalità di crescere omosessuali sotto forma di una divertente fiaba natalizia. La storia di un bambino che decide appellarsi alla fatina Cher affinché possa ricevere i regali giusti, che un Babbo Natale un po’ retrogrado e convenzionale si ostina a confondere con giocattoli “da maschio”.
Non è bello pensarlo ma è la verità: Babbo Natale è un vecchio. E si sa come sono i vecchi. Dimenticano le cose, si confondono, parlano ad alta voce al telefono e non capiscono tanto bene quando gli rispondi. Non è colpa loro, è l’età.
Rapporto su me stesso. Racconto di un’infanzia felice di Gregoire Bouillier (
Isbn Edizioni)
Un’esilarante autofiction in cui l’autore riscrive la propria autobiografia con gli occhi e la mente di chi l’avrebbe voluta diversa. O forse solo spacciandoci la sua incredibile vita reale come un’invenzione. Un esperimento riuscito, anche grazie a una prosa felice e rigenerante. Acquistato alla svendita delle edizioni ISBN, casa editrice indipendente milanese, chiusa nei primi mesi del 2015.
Chi segue questo blog ha già abbondantemente sentito parlare di questo libro. A marzo 2015 ho presentato il libro e il suo autore nell’ambito di
BookPride, fiera dell’editoria indipendente. Per cui ho riletto e analizzato Anime nere, uscito ai tempi in cui correggevo le bozze nella casa editrice che gli ha dato i natali.
Perché un popolo non può scegliersi il futuro e vivere come crede, sulla propria terra?
Non volevamo la loro integrazione, il loro progresso, la loro lingua, i loro soldi. Loro hanno aperto le porte al demone.
Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro (
Garzanti)
Qualche giorno dopo aver presentato il libro di Criaco, m’imbatto in una bancarella in un usato in ottime condizioni di Gente in Aspromonte. Da tempo avevo intenzione di rileggere il suo classico più noto per capirci qualcosa in più rispetto a quando lo lessi per volere della mia maestra, nell’estate tra la quarta e la quinta elementare. Avevo il terrore di ritrovarmi dinnanzi a una delle tante dolenti novelle regionalistiche di cui il mondo (e io) non sente l’esigenza. Invece ho potuto assaporare un gusto e una narrazione del tutto moderni, racconti non scontati e finali mai banali. Una bella (ri) scoperta!
Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque.
Uno dei libri che ho più amato in questo 2015. I racconti di Saunders sono delicati ed esilaranti, riuscitissime pillole di esuberanza creativa, in cui situazioni ai limiti (ma anche oltre) del realismo ti consentono di comprendere nuovi aspetti della realtà. “Le ragazze Semplica” il racconto che ho amato al di sopra degli altri, mi è costato sguardi basiti della gente in metropolitana che s’interrogava su come potessi ridere così di gusto.
Appena compiuto quarant’anni deciso intraprendere imponente progetto: scrivere ogni giorno su questo quaderno nero appena acquistato da OfficeMax. Emozionante pensare che fra un anno, ritmo 1 pag./giorno, avrò scritto 365 pagine, e che ritratto di vita dell’epoca sarà a disposizione figli & nipoti, anche bisnipoti, chiunque, sono tutti benvenuti (!) a vedere com’era/è vita vera.
Due storie sporche di Alan Bennett (
Adelphi)
Ennesima, esilarante, imperdibile doppietta di commedie dello scrittore più amato della Gran Bretagna, e anche da me. Bennett si cimenta con il rapporto tra eros e terza età, regalandoci due chicche che impreziosiscono la sua prolifica produzione letteraria. Tutti nella vita dovrebbero leggere almeno un libro di Alan Bennett.
Era un lavoro rispettabile e perfino lodevole ma la figlia non era dell’idea. A lei pareva che sua madre scalpitasse per diventare una specie di modella dei poveri, con tutto l’alone di spudoratezza del mestiere, per non parlare della nudità.
Cerco di alternare qualche classico di tanto in tanto, ma il flusso di coscienza di Virginia e della sua protagonista Clarissa Dalloway non sono riusciti a tenermi troppo concentrato sulle pagine di questo libricino. Complice anche il fatto che mentre leggevo questo libro stavo cambiando lavoro. Mi sono però riuscito a immedesimare nella signora Clarissa, che trasforma una semplice uscita per sbrigare una commissione, in un viaggio più mentale che fisico che tanto ricorda il narrare/viaggiare di Proust.
Eppoi, pensò Clarissa Dalloway, che mattinata! … limpida, come per farne dono ai bimbi su una spiaggia.
Che delizia! Che tuffo! Sempre, infatti, le aveva fatto questo stesso effetto, a quei tempi, allorquando, spalancata la porta finestra, con un lieve cigolio dei cardini, che ancora le pareva di udire, lei si tuffava nell’aria aperta, a Bourton.
Una professoressa di filosofia racconta la storia segreta di una colta e autodidatta portinaia che recita la parte di una vecchia e sciatta popolana, e di una ragazzina più matura della sua età che si finge mediocre e decide di farla finita nel giorno del suo compleanno. Non mi ha convinto granché il ritmo di questo bestseller internazionale, ma certo rappresenta un tesoro di citazioni ipercolte e racconta una storia assolutamente godibile.
Nella nostra società essere povera, brutta e per giunta intelligente condanna a percorsi cupi e disillusi a cui è meglio abituarsi quanto prima. Alla bellezza si perdona tutto, persino la volgarità. E l’intelligenza non sembra più una giusta compensazione delle cose […], ma solo un superfluo gingillo che aumenta il valore del gioiello. La bruttezza, invece, di per sé è sempre colpevole.
Un romanzo collettivo, che riunisce racconti, ricordi, sensazioni, epoche storiche e drammi familiari. Personaggi nei quali non possiamo non immedesimarci, perché incarnano, come noi, il senso pieno della caducità della vita. Un libro non semplice, ma una volta carpiti ritmo e intensità, impossibile da dimenticare.
C’erano degli indizi, dettagli che facevano intuire l’esistenza di un’altra alternativa brutta all’essere vivi. […]
Le domande che ho in mente sembrano tutte sbagliate: Come hai fatto a diventare così vecchio? E’ successo tutto insieme, nel giro di un giorno, oppure ti sei spento a poco a poco? Le feste quando hai smesso di farle? Sono invecchiati anche gli altri oppure solo tu?
Zia Mame di Patrick Dennis (
Adelphi)
Troppo tempo ho aspettato prima di leggere questo esuberante e riuscitissimo romanzo, scritto negli anni ’50 ma moderno a tal punto che potrebbe essere stato scritto oggi. Un autore, la cui vera identità è rimasta ignota per molto tempo, ha sfornato uno dei personaggi più cinematografici e amabili di tutti i tempi. Impossibile non innamorarsi di Zia Mame e non sognare di vivere con lei per il resto della vita.
“Prima di morire tuo padre ti ha mai parlato, o meglio, ti ha mai detto qualcosa di me?”
Siccome Norah mi ripeteva sempre che i bugiardi vanno all’inferno, mi feci coraggio e sputai il rospo: “Solo che eri una persona molto strana e che finire in mano tua era un castigo che non avrebbe augurato neppure a un cane ma che i derelitti non possono fare tanto gli schizzinosi e io altri parenti non ne avevo.”
Zia Mame prese fiato, con calma. Poi scandì: “Che bastardo”.
Misi mano al taccuino.
“La parola che hai appena sentito, tesoro, è bastardo” disse la zia con una vocina soave. “Si scrive bi-a-esse-ti-a-erre-di-o e per la precisione significa ‘il tuo defunto genitore’. Adesso vestiti e andiamo.”
Ultimo viene il corvo di Italo Calvino (Mondadori)
Ecco il mezzo del titolo. Tra le facoltà del lettore c’è anche quella d’interrompere la lettura di un libro e io me ne sono avvalso in questo caso (seppur non è una cosa che mi piace fare). Ci avevo già provato anni fa, ma ho avuto la riprova che il Calvino neorealista non fa per me. Preso dall’entusiasmo per le celebrazioni del 30° anniversario della sua scomparsa, che mi ha visto impegnato nella scrittura di due articoli in merito [
La profezia di Calvino e
Le vere lezioni americane di Calvino sono i libri che ha scelto], volevo leggere lo scrittore ligure per omaggiarlo. Seppur ho apprezzato alcuni di questi racconti, nel complesso li ho trovati troppo Resistenti al mio gusto.
Studio illegale di Federico Baccomo “Duchesne” (
Marsilio)
Il collega d’università di una mia amica era il fratello di questo avvocato/blogger che con i suoi post tragicomici sulle avventure dello studio legale dove lavorava, si è guadagnato questo primo libro con Marsilio e poi una serie di fortune dietro l’altra (a parte essere interpretato da Fabio Volo dal film tratto dal libro). Leggero, divertente, scanzonato. Letto un po’ perché vorrei fare la sua stessa fine, Volo ecluso.
Una conference call, a dispetto del nome che suggerisce scenari professionali di grandi affari, valigette ventiquattrore, Financial Times, non è altro che una telefonata […] con il vantaggio principale di aggirare l’ostacolo della distanza e quello accessorio di non doversi guardare in faccia.
Il saltozoppo di Gioacchino Criaco (Feltrinelli)
Il nuovo libro del mio amico e corregionale, approdato alla scuderia Feltrinelli. Ancora una storia di criminalità organizzata, ma bagnata dai toni della leggenda e della fiaba, dalla saggezza silenziosa delle donne calabresi, dai miti e dai paesaggi naturali che colorano le pagine intrise di sangue.
La Calabria è una terra strana, sospesa tra passato e presente. La sua lingua non contiene il futuro dei verbi, il domani è affidato al destino.
La sorella cattiva di Véronique Ovaldé (minimum fax)
Un narratore misterioso ci racconta il viaggio a ritroso, nel tempo e nella vita reale, della scrittrice di successo Mariacristina: vi rapirà, costringendovi a guardarvi indietro e fare i conti col vostro passato e la vostra formazione. Un libro che mi sarebbe piaciuto scrivere.
Noi abbiamo sempre pensato che domani sarebbe stato migliore di oggi, abbiamo tutti cercato di abitare altrove rispetto all’indirizzo in cui vivevamo […] Maria Cristina non avrebbe mai scritto cose così, le sarebbe sempre mancata la possibilità del plurale, non avrebbe mai potuto essere nient’altro che degnamente solitaria.
Il libro di Natale di Selma Lagerlöf (
Iperborea)
Racconti, novelle e leggende direttamente dalla Svezia, moderne come se fossero state scritte oggi e invece hanno oltre un secolo. Il modo migliore per passare davanti al caminetto le serate natalizie. E la pensava così anche Selma:
Devo dire che c’è una tradizione a Mårbacka, che quando si va a dormire la Vigilia di Natale si ha il permesso di avvicinare un tavolino al letto, metterci sopra una candela e poi leggere finché si vuole. Questa è la più grande di tutte le gioie di Natale. Non c’è niente di più bello che starsene lì sdraiati con un bel libro avuto in regalo, un libro nuovo che non si è ancora mai visto e che nessun altro in casa conosce, e sapere che si può leggere pagina dopo pagina finché si riesce a stare svegli.
Il mio 2015 letterario finisce così, mentre ho tra le mani alcuni racconti di Alice Munro. Ma di questi magari ve ne parlerò l’anno prossimo di questi tempi.