Inutile girarci attorno: il Festivàl è stato vinto dagli unici concorrenti a non aver mai indossato un accessorio arcobaleno. GOMBLOTTO!
Gli Stadio hanno fatto incetta di premi, dalla migliore musica, al premio della sala stampa, seppur il mio omonimo cantante non avesse un filo di voce. Ammetto che ho apprezzato la tenerezza di questo brano, ma tanto fra una settimana nessuno lo ricorderà e tutti canteremo Arisa o Alessio Bernabei.
Fuck Bernabei! |
D’accordissimo con la classifica dei primi esclusi, sono rimasto completamente basito nel vedere Dolcenera, Noemi, Arisa, così in basso e in alto gente come Fragola, Ruggeri e Tutankamon Pravo.
Ma vabbè il Gomblotto di Mamma Rai ha colpito, sotto il segno della sicura e protettiva tradizione democristiana. Sta di fatto che nonostante il monologo tradizionalista e sessista di Enrico Brigano, nonostante l’orsetto Toti che vuole indietro i Marò, nonostante Hozier liquidato senza nemmeno un “the pen is neal the window“, nonostante a Elton John siano state fatte domande solo sulla sua beneficenza mentre lui era intento a scaccolarsi, nonostante a Nicole Kidman, madre che è ricorsa alla gestazione per altri, sia stato chiesto come ama piantare le verdure, nonostante a Roberto Bolle siano stati regalati dei fiori maschili (guai a mettere in discussione la sua virilità), nonostante Renato Zero abbia parlato di come sia bello commentare il prezzo dei ravanelli con le sciure al supermercato, e si sia riferito ai gay col termine alieni, questo di fatto sarà ricordato come il festivàl più gay-friendly della storia.
Momento “I due marò” |
Inoltre non ci hanno presentato veline oggetto, ma – fatto storico per il festivàl di Sanremo – un velino inutile e visto solo come un pezzo di carne attraente (nonostante parte del suo corpo non sia di carne ma di polietilene). Madalina resterà nella memoria collettiva come bella, umile e gradevole, Virginia come mattatrice ufficiale di ogni serata e Garko come il bellimbusto che ride del suo non saper far nulla. E fidatevi, questo è un pezzo di storia.
Certo fa ancora male pensare che per riferirsi ai gay bisogna usare circonlocuzioni, e che per sostenere il proprio sostegno al ddl Cirinnà lo si debba fare in silenzio e senza dare troppo nell’occhio: di contro è concesso a un esponente politico di fare un appello esplicito alla restituzione dei marò. Disparità e discriminazione resa ancora più aberrante se pensiamo che, solo pochi anni fa, in gara c’era un brano di un mediocre cantantello toscano che raccontava l’auspicabile e sacra riconversione di un gay alla normalità. E qui la parola era stata ammessa senza perifrasi e si raccontava di un’omosessualità indotta da un padre assente e da una madre troppo presente.
Ma tutto sommato, nonostante silenzio, ritrosia, politicamente corretto e rediviva DC, questo – che sarà ricordato come il festival arcobaleno – ha fatto tanto per la causa LGBT. Forse inconsciamente, o forse no. Perché gli ospiti non si scelgono da soli.
Ma, senza perderci in chiacchiere, ecco ciò che davvero non dimenticheremo dell’ultima serata di Sanremo 2016.
1- Il video messaggio d’incoraggiamento di Loredana Berte per Patty Pravo. Il bello del silicone.
Nonsense, Cascate del Niagara, 2016 |
2- La stella della danza Roberto Bolle, accantonato il mazzo di fiori per soli uomini, si lancia in un poco maschile balletto sulle note di La notte vola, storico inno dei raduni di Comunione e liberazione.
Lorella Cuccarini starà bruciando tutte le copie |
3- Sotto il segno del rainbow, ecco invitata un’altra icona gay, dal cui utero in affitto vorremmo tutti essere nati: Cristina D’Avena (che non ve lo vorrei dire ma è del ’64!)
Un pezzo di storia dell’Ariston: “Il mio gatto Birbaaaaaaaaa, grrrr” |
4- Il momento Renato Zero è stato emozionante, fino a quando non ha cominciato a raccontare della sua noiosa vita da pensionato romano qualunque.
“Non sono alieno, è che mi dipingono così” |
5- L’imbarazzante siparietto con Il volo che, a causa di un notevole ritardo nel collegamento, sono apparsi più stupidi di quanto non siano in realtà, suscitando l’ilarità della sala.
Bene anche quest’anno ho fatto il mio dovere con il festivàl di Sanremo, regalandovi qualche – per fortuna apprezzatissima – chicca che potrete rileggere ogni qualvolta vi sentirete tristi e bisognosi dello sguardo languido del Garkone nazionale.
Stiamo ancora aspettando le pizze! |
Le mie cronache sanremesi potete trovarle qui sotto: