Qualche tempo fa mi è successa una cosa brutta, ma ve la racconto ora per sfruttare la viralità dell’articolo di Violetta Bellocchio su Internazionale.
Mi trovavo nella Stazione Centrale di Milano che, seppur popolare e iper affollata, dista 4 fermate dal centro, contro le 8 della (a quanto pare più hipster) stazione di Rogoredo. Dall’altro lato dei binari, altri binari. Partivo per qualche giorno, per farmi un po’ di cavoli miei. Come al solito ero in ritardo, ma tanto anche il mio treno era in ritardo.
Mentre penso “Speriamo che l’aria condizionata funzioni!” sento un poliziotto che parla con un uomo. Ehi tu, cosa fai qui? Hai il biglietto? Mostramelo subito! L’uomo di colore cautamente infila le mani nella sua sacca e tira fuori un biglietto del treno stropicciato. Dai, dammelo subito! fa il poliziotto gonfio di rabbia. Lentamente, spaventato, l’uomo di colore allunga il braccio verso il poliziotto che scruta il biglietto.
Quando vede che è tutto regolare glielo restituisce, aspetta che lo riponga nella sacca e poi gli porge la mano destra con l’indice allungato. Tira il dito! gli fa. L’uomo di colore sbianca, nei limiti del possibile, per quella insolita richiesta. Tira il dito, sono armato! Guarda lì, ci sono pure le telecamere! All’aumentare del tono della voce del poliziotto il malcapitato terrorizzato (nonostante sia residente a Milano da 5 anni) afferra in un pugnetto il suo dito grassoccio e lo tira a sé.
Prrrrrrrrrrrrrrrrrr! Una fragorosa, sonora, pestilenziale scorreggia esce dal di dietro del poliziotto. Lui e i suoi amichetti in uniforme ridono di gusto. Il milanese di colore, umiliato, scappa via.
Incredulo per questa scena, memore della mia verve rivoluzionaria, mi dirigo con fare sicuro verso il poliziotto e la sua banda di scorreggioni. Cosa aveva fatto quell’uomo? faccio io. Lei chi è? controbatte contrariato il poliziotto. Sono Gaetano l’Italiano, calabrese per essere precisi. Favorisca un documento, mi dice minaccioso. Io dall’alto della mia calabresità (con una sola b) prendo il portafogli e tiro fuori la mia carta d’identità con fierezza. La scrutano in gruppo per 5 minuti, avvalorando un antico adagio sull’intelligenza dei membri delle forze dell’ordine.
Tenga!
Tutto ok? faccio io.
Lei fa troppe domande, che lavoro fa?
Web content editor e aspirante scrittore/giornalista, faccio io.
Si vede, fa lui.
Da cosa, faccio io.
Si vede che non c’hai capito un cazzo!
Resto interdetto dalla veemenza di quella risposta e ancor più dalla richiesta di tirare il dito che ne segue. Forza, si sbrighi, vede ci sono le telecamere! Incredulo, penso al colore della mia pelle, alla mia nazionalità italiana, al mio accento calabrese. E mi sento un privilegiato. Non abbiamo tempo da perdere, tira il dito! Afferro il suo indice grassoccio e sudato e lo tiro verso di me, umiliato nel profondo.
Un peto assordante e disgustoso fa seguito al mio gesto. Risate e urla da parte dei poliziotti che si danno forti pacche sulle spalle, in un virile attacco di cameratismo. Io vorrei sprofondare tra i binari della Stazione Centrale che ricordiamolo, è più vicina al centro di quella di Rogoredo.
Guardi in camera! m’invita veementemente il poliziotto.
Cosa?
Guardi lì! indicandomi una troupe col suo indice del peccato. Vedo 5 o 6 ragazzi che se la ridono, uno mi saluta con la mano.
Stiamo girando alcuni video per fare un collage delle reazioni dei milanesi ai peti in pubblico. Serve per promuovere la nuova marca di fagioli in scatola, Borlotti Spencer, in onore del vecchio Bud. Grazie mille, spero non si sia spaventato troppo. Se vuole seguire il ragazzo le fa firmare la liberatoria.
Mi avvio mesto dietro a un ragazzo con una cartellina e alcuni moduli prestampati. E penso che a Milano ormai tira proprio un’aria insostenibile con queste cazzo di agenzie che ogni due per tre organizzano flash mob e scherzi del cazzo per vendere i loro prodotti.