Dietro al progetto Pimp My Mag si nasconde la lametina Paola Arena, artista autodidatta che pimpa le copertine e le pagine delle riviste di moda coi suoi UniPosca. Nessuna fissa dimora ma tante idee e progetti in cantiere. Si esibirà in una performance live al MANI Festival di Catanzaro l’8 e il 9 aprile.
In un anno e mezzo l’artista Paola Arena ha pimpato centinaia di
copertine di magazine di moda, dando vita al suo progetto Pimp My Mag. Un bagliore
improvviso in un periodo d’incertezze, qualche viaggio e ora i suoi artwork
prendono vita spontaneamente tra le sue mani. Il suo progetto è insieme un modo
di fare arte che sfugge alle etichette, una forma innovativa di riciclo
creativo e una costante battaglia contro la dicotomia tra cultura alta e bassa.
Ospite al Mani Festival, nella sua live performance dipingerà su un supporto di
circa 1,50 mt con pennelli e colori
acrilici.
copertine di magazine di moda, dando vita al suo progetto Pimp My Mag. Un bagliore
improvviso in un periodo d’incertezze, qualche viaggio e ora i suoi artwork
prendono vita spontaneamente tra le sue mani. Il suo progetto è insieme un modo
di fare arte che sfugge alle etichette, una forma innovativa di riciclo
creativo e una costante battaglia contro la dicotomia tra cultura alta e bassa.
Ospite al Mani Festival, nella sua live performance dipingerà su un supporto di
circa 1,50 mt con pennelli e colori
acrilici.
Che formazione hai alle spalle?
Ho studiato Comunicazione, indirizzo Sociologia dei Consumi, Fashion Marketing e Styling e Editing per la Moda. Ho lavorato come Graphic Designer, Social Media Manager e Fashion Stylist. Disegno da sempre, forse per emulazione di mio nonno, pittore, ma non ho frequentato scuole d’arte.
Vivi tra Lamezia Terme, tua città natale, e Roma: hai intenzione di fermarti prima o poi?
Vivo in pianta stabile a Lamezia da febbraio ma alterno lunghissime soste romane. Onestamente non sono certa di essere tornata per rimanere.
Qual è il viaggio che ti ha cambiato?
Tre anni fa ho deciso di lasciare la città in cui vivevo da 15 anni, la mia casa ed un lavoro che non mi dava più grosse soddisfazioni per andare a New York dove sono rimasta per due mesi. È stato uno splendido viaggio che mi ha messo alla prova da vari punti di vista, ma quello vero è iniziato al mio rientro: tante idee, tanti progetti e tanta voglia di disegnare. Proprio in quel periodo è nato PIMP MY MAG.
Come hai avuto la folgorazione?
Stavo sfogliando un magazine italiano, The Fashionable Lampoon, nella casa dei miei genitori. I loro redazionali di moda e le immagini scelte mi hanno ispirata e ho iniziato a disegnarci sopra con i miei UniPosca. Nasce così il mio “pimpare” (dall’inglese to pimp) – modificare, decorare, personalizzare – le copertina o le pagina interne di un fashion magazine. Tutto è stato spontaneo e naturale, da allora non mi sono più fermata. Risultato? Una casa invasa di giornali, copertine e pagine strappate.
Concettualmente assimilabile all’arte del tuo corregionale Mimmo Rotella?
Non ci avevo mai riflettuto ma, forse, in un certo senso potrebbe essere comune l’intento di sovrascrivere una visione personale su un pre-fatto destinato ad un uso completamente diverso. Con PIMP MY MAG, intervenendo su basi pre-esistenti per mezzo delle illustrazioni fatte a mano, ri-definisco la finalità d’uso dei magazine che da oggetti stampati in serie e destinati alla diffusione su larga scala diventano pezzi unici fatti a mano, introducendo il concetto di serie di pezzi unici.
Quali riviste preferisci trasformare?
Uso esclusivamente magazines, copertine e redazionali di moda, al massimo campagne pubblicitarie. Fra tutte, adoro lavorare su I-D e Dazed&Confused, a mio avviso due magazine di riferimento per quanto riguarda moda, stile e cultura. Amo la scelta di proporre contenuti che vanno oltre la vecchia dicotomia che ha sempre opposto la cultura alta a quella bassa, facendosi portavoce di nuove estetiche, trend e sottoculture, e assumendo un atteggiamento tutt’altro che reverenziale nei confronti del fashion system. Mi ritrovo nella loro estetica e nel loro immaginario.
Ti hanno mai chiesto di realizzare una cover pimpata per una rivista?
Tempo fa uno dei collaboratori di HUNGER Magazine mi ha scovata su Instagram e mi ha richiesto di pimpare le copertine del loro numero 10. Le cover sono state pubblicate sul loro sito insieme ad una mia intervista, ma poi non venne stampata.
Tre artisti che ti forniscono ispirazioni e suggestioni?
I miei riferimenti variano a seconda delle fasi che sto vivendo. In questo periodo ho ripreso a studiate Matisse, in particolare i suoi geniali cut out ai quali mi sto “ispirando” per sperimentare nuovi modi di lavorare sulle immagini, giocando molto con la stilizzazione delle forme e la semplificazione dei contorni attraverso l’uso del colore. Poi adoro l’arte di Matthew Stone che attraverso le sue opere indaga una nuova teoria estetica, sovvertendo le tecniche artistiche tradizionali per ridefinire le varie discipline artistiche, come ha fatto ad esempio con la pittura nella serie di dipinti creati attraverso la rielaborazione grafica in 3D di pennellate corpose e coloratissime, precedentemente scansionate e successivamente stampate su tela.
Cosa ti aspetti da questo tuo ritorno in Calabria per il Mani Festival?
È un’occasione meravigliosa per scoprire una Calabria che non conosco e una scena di makers, creativi, musicisti e artisti che fino a qualche mese fa non sapevo neanche esistesse.
MANI è il Festival dedicato all’uso dell’ingegno espresso attraverso le mani realizzato da Superbo e che si svolgerà dall’ 8 aprile ogni weekend del mese a Catanzaro. Protagonisti principali artigiani, designer, inventori, makers calabresi (e non) che si sono distinti per l’innovazione e la capacità di riutilizzare e/o lavorare materie prime. Presenti anche Erdal Inci e Kisziloszki, gif artisti di fama internazionale.
[Articolo pubblicato nel numero #77 di aprile della rivista WU magazine]