Un artista poliedrico e riflessivo, che rifugge dalle etichette e mette l’arte “pubblica” sopra ogni cosa, lo spagnolo Gonzalo Borondo occupa una posizione di primo piano nella scena artistica internazionale. Ha alle spalle anni di studi di Belle Arti, esposizioni internazionali e interventi nei festival di tutto il mondo. Stregato da Roma, è proprio nel nostro paese che ha portato avanti gli ultimi due progetti di arte urbana. A Selci, un paesino di mille abitanti nel verde incontaminato della Sabina laziale, nell’ambito della residenza d’arte PUBBLICA, ha trasformato la cappella del cimitero in un’opera d’arte. E pochi giorni fa ha terminato la monumentale installazione – tra le più imponenti realizzate in serigrafia in uno spazio pubblico– che inaugura l’ALTROVE Festival di Street Art di Catanzaro (20 – 21 – 22 luglio), per dare la sua personale visione del paesaggio, dal tocco che ricorda i frame fotografici di Muybridge. In partenza per Marsiglia, Borondo realizzerà lì uno dei suoi più grossi progetti: “Un’installazione in un mercato delle pulci”.
Quando non sei in giro per il mondo vivi a Roma: cosa ti ha spinto a trasferirti dalla Spagna nel nostro paese?
Più che dell’Italia mi sono innamorato di Roma, così straripante di patrimonio artistico e cinematografico. La prima volta ci sono venuto da piccolo, poi ci sono tornato per l’Erasmus ed è lì che è scattato qualcosa. E si sa, quando Roma ti prende non ti lascia più andare.