Due bottiglie di oltre tre metri emergono dal Canal Grande, a Venezia: una, come se una enorme mano invisibile l’avesse schiacciata con forza a metà, galleggia indisturbata nella laguna a fianco a un’altra che sta a pelo d’acqua rivestita d’immagini di bottiglie di plastica abbandonate nei mari. Seppur un futuro del genere sia tutto fuorché distopico (nel 2050 nei nostri mari ci sarà più plastica che pesci), per questa volta possiamo tirare un sospiro di sollievo perché le due enormi bottiglie sono le sculture metalliche partorite dal duo composto dallo scultore albanese Helidon Xhixha e dal giovane fotografo Giacomo “Jack” Braglia.
Entrambi molto sensibili ai temi ambientali, sono anche compagni di immersione e proprio lo stato di alcuni nostri fondali li ha spinti a lanciare un forte messaggio a sostegno della battaglia contro l’inquinamento da plastica dei mari (e dei fiumi e dei laghi). «Abbiamo voluto portare a galla questo allarmante problema “denunciandolo” attraverso il linguaggio dell’arte: dobbiamo invertire la tendenza, lavorare sulla coscienza delle persone. E dobbiamo fare presto» spiegano i due artisti. Xhixha è già noto al grande pubblico per l’enorme iceberg che scolpì per la Biennale del 2015, una denuncia del pericolo dello scioglimento dei ghiacciai, e che ora galleggia a Lugano. Braglia, che realizza le sue foto 3D utilizzando gesso, alluminio, ferro e acciaio, quest’anno espone nel Padiglione della Repubblica araba siriana alla Biennale.
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