Visto il successo di pubblico e critica del resoconto della prima serata di Sanremo eccomi qui a sollazzarvi con quella successiva. Gli ottimi ascolti hanno messo un certo brio in casa Sebastiani-Civitillo, tanto che Amadeus, il genero che tutte le signore del sud desidererebbero, fa: “Giovà, andiamo, ti compro un bel vestito rosso per la seconda serata”, e lei ringrazia tutta contenta, facendo ondeggiare le zizze e urlando “Scossa?”. Piazzata la Civitillo in prima fila, Amadeus si diverte sul palco di Sanremo ventiventi con il suo amichetto Fiorello, che io di tutta st’amicizia fino a ieri non sapevo nulla. Ciuri e Ama, come si chiamano per sottolineare la loro cameratesca unione, si divertono come se fossero negli spogliatoi dopo la partitella della domenica: si toccano, si sfottono, si sputano l’acqua, ci manca poco che si pisciano addosso divertiti (pare sia pratica in uso tra gli avventori di docce comuni).
Giovanna, di rosso vestito, non manca di far percepire il suo disappunto.
Poi Ciuri, in un lampo di smodata creatività, imita Maria De Filippi e Ama non riesce a trattenere le risate, poi la vera Maria chiama in diretta – come Berlusconi da Santoro, ma più simpatica – e il pubblico del Teatro Ariston si strappa le vesti. Ciuri sarà pure (stato) un mattatore ai suoi tempi, ma ora mi sembra più un vecchio boomer dall’umorismo basico e dalla battuta facilotta, in cui io faccio fatica a riconoscermi. Effettivamente ho realizzato ieri sera che io guardo Rai Uno solo per Sanremo e, dall’anno scorso, per L’Amica geniale, quindi ho perso un po’ l’allenamento con l’offerta e i gusti della rete ammiraglia (mi dicono dalla regia che al venerdì sera va in scena uno show condotto da Milly Nazionale in cui gente come Albano o Valerio Scanu è rinchiusa in enormi costumi da unicorno o da gatto, ma io non voglio crederci).
In quota vallette intelligenti, entrano le giornaliste del Tg1 e io penso che per me le giornaliste del Tg1 sono Lilli Gruber, Maria Luisa Busi e Tiziana Ferrario. E Francesco Giorgino.
Non vi farei perdere tempo sulle Nuove Proposte perché già ne hanno fatto perdere parecchio pure a noi. Infatti la gara dei cosiddetti Big inizia quasi alle 10, che io avevo quasi digerito la cena.
PIERO PELU’
Con le protuberanze sobriamente impacchettate nel latex, il nostro rockettaro toscano si agita sul palco senza tregua, tenendo alta la bandiera populista passatagli da Rita Pavone. Pelù, come notavo per Venditti l’anno scorso, mi sembra uno di quegli uomini a cui puzza l’alito, ma lui non sembra preoccuparsene.
ELETTRA LAMBORGHINI
Mi rifiuto di spendere troppe parole su una ragazza diventata famosa solo perché ricca, nonostante alcuni membri dell’intellighenzia snob dell’Internet si affannino per farla passare come l’erede di Fabiola Gianotti. Penso solo a quei poveri orchestrali: tanti anni di studio per finire a suonare le sue tarantelle latine. E poi: se questo è un twerking!
ENRICO NIGIOTTI
Dopo due talent e due Sanremo forse è arrivato il momento di giungere a una riflessione, prima di fare la fine Irene Fornaciari, per numerosi anni all’Ariston dimenticata anche da suo padre.
In quota vallette frufru Sabrina Salerno che incomprensibilmente resta con un tacco incastrato nella scalinata e di conseguenza le viene un crampo e vorrebbe fermare la trasmissione.
Poi si aggiusta i capelli con fare da diva ed è tutto finito. Amedeo le dice “Sei bellissima, sei uguale a trent’anni fa, come ‘è possibile?” e banalità del genere che intanto scaldavano il cuore della madri del Sud. Lei con franchezza risponde “No, sono cambiata, ma grazie al cazzo che sono in forma con tutta la palestra e la fatica che faccio”. Altro che la bellezza càpita (Diletta Leotta can you hear me?). Non capisco cosa stiano aspettando a far condurre il Festival a Sabrina, seppur il nostro sogno più grande sarebbe vedere un’altra Sabrina su quel palco.
LEVANTE
Da che vita di merda è passata a canzone col titolo di merda. Davvero, pur impegnandomi, non ricordo a Sanremo un titolo più brutto di Tiki bom bom. Forse anche più di Tipitipitì di Orietta Berti.
PINGUINI TATTICI NUCLEARI
Mi sento anziano a non conoscere la “band più indie di Sanremo”, come viene presentato questo mix tra Lo stato Sociale e Gabbani. Quasi quasi venerdì prossimo mi sintonizzo su Albano dentro l’unicorno.
Ci ripropinano un Tiziano Ferro con la voce rotta che per farsi aiutare chiama accanto a sé il sempre verde Massimo Ranieri, la cui età è indefinibile perché tra i capelli un po’ d’argento non li colora, causa tinta. In ogni caso, con la scusa del coinvolgimento, le parti alte di Perdere l’amore le fanno cantare al pubblico.
TOSCA
Che non è Tosca d’Aquino ma la cantante, che porta sul palco dell’Ariston la canzone più elegante e più bella dell’intera edizione. Ricordo ancora qualche anno fa quando mi stregò con Il terzo fuochista. Ma tutti noi romantici non possiamo fare a meno di pensare a quanto sarebbe bello se adesso arrivasse Fiorello da dietro le quinte (quando serve non c’è mai) e insieme cominciassero a fare il duetto tra Anastasia e Dimitri.
Dopo il monologo di Rula Jebreal sulle donne stuprate, la canzone di Jessica Notaro, la ragazza sfregiata dall’acido e dalla commemorazione di Fabrizio Frizzi, la tv del dolore in cui questa edizione di Sanremo ogni tanto si trasforma, ci propone la storia straziante di Paolo, ragazzo di 22 anni sardo, da 4 anni completamente paralizzato per la SLA. Paolo, canta, ci racconta la sua vita e la sua malattia tramite lo schermo che riesce a comandare con gli occhi. L’ultimo verso della sua canzone fa “Credo e recito il Rosario ed è proprio lui a tenere lontano il mio sicario”, ed è una botta quando capiamo che Rosario è il fratello che ha lasciato tutto per prendersi cura di lui. Non so quale sia il modo giusto per parlare su quel palco lì di donne stuprate, disabilità e chissà cos’altro ci aspetta (a notte inoltrata le vallette intelligenti ci parleranno di giornalisti uccisi e delle difficoltà di essere madri e lavoratrici). Ma è anche vero che forse pochissime altre volte si sono affrontati temi così tosti a consumo di un pubblico così vasto, e quindi forse perdoneremo qualche punta di retorica e moralismo al netto anche di un solo concetto di civiltà passato.
Per compensare è la volta di un bel revival della notte di Capodanno diciannoottanta. Preceduti da un olezzo di formalina, salgono sul palco gli immarcescibili Ricchi e Poveri, nella formazione originale ricomposta solo in occasione di Sanremo ventiventi. Leggi MONEY. L’operazione nostalgia funziona benissimo: i quattro componenti hanno infatti nostalgia della loro voce e rincorrono il tempo e le parole per tutta la durata del loro show che però diverte e infiamma l’Ariston.
La brunetta è strafatta, la bionda è Francesca Cipriani, lo sbarbato è diventato un pellicano e il baffetto… beh al baffetto hanno detto tu vieni e fai numero, infatti a un certo punto gli hanno tolto pure il playback.
La Civitillo di rosso vestita non risponde più di se stessa.
Il Capodanno continua con Zucchero, il più in forma di entrambe le serate, Gigi D’Alessio che dopo vent’anni non ha imparato a dire magghione, Massimo Ranieri n’ata vota. Insomma per farla breve qui si festeggia e si mangiano le lenticchie, il sole sta per sorgere, il nuovo anno è arrivato, ma mancano ancora sei cantanti, cioè praticamente metà. Che uno dice che cazzo abbiamo fatto fino ad ora!
Riassumendo: GABBANI ha dei baffi invidiabili, PAOLO JANNACCI ma chi te l’ha fatta fare, RANCORE a fine canzone gli sparano e muore, JUNIOR CALLY manda a fanculo i Matteo della politica, GIORDANA ANGI corre all’anagrafe a cambiarsi il nome e MICHELE ZARRILLO, ovviamente per ultimo come sarà abituato dai tempi dell’appello.
Se siete arrivati fino a qui lasciatemi come al solito la vostra su Facebook. Io intanto all’una e mezza di notte ho fatto la stessa fine di Rancore.