Insieme agli altri cinquanta paesi adagiati sulle pendici del Mottarone, montagna granitica delle Alpi Pennine, anche Massino Visconti fa parte della patria dei Lusciàt, una parola che in realtà non significa niente, né in italiano né nel dialetto locale. È un termine inventato e fa parte del gergo Tarusc, una specie di lingua segreta inventata dagli ombrellai ambulanti che dal Settecento partivano da queste terre per riparare gli ombrelli altrui, di città in città. Lusciàt significa appunto ombrellaio, perché la luscia, in questo idioma segreto, è la pioggia. In qualche biblioteca del Vergante è possibile recuperare un dizionaretto etimologico del Tarusc. All’ingresso del paese alcuni murales ricordano i fasti di questi professionisti dell’ombrello, il cui viaggio iniziava il giorno di Capodanno e durava parecchi mesi, nei quali mangiavano l’indispensabile per non morire, si accampavano in vecchi fienili e cercavano di risparmiare il più possibile per le proprie famiglie. I più avventurosi tentavano la sorte spingendosi all’estero e giungono notizie di lusciàt che hanno fatto fortuna a New York e a Sidney, ma pure a Torino.
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