Discendente da una famiglia d’industriali, Anna s’iscrive all’Università per studiare Lingue straniere: “Ho preso parte al ’68, ho partecipato attivamente alle lotte del movimento studentesco e poi di quello operaio, fino a che non sono entrata in Lotta Continua”. Nel ’77, dopo aver lasciato la militanza attiva, insieme a un gruppo di amiche apre la Libreria delle donne Librellula, la seconda in Italia dopo quella di Milano, che divenne presto il luogo simbolo delle lotte femministe bolognesi. “Le nostre rivoluzioni, le nostre proteste, hanno permesso d’innovare il modo di pensare e di fare cultura. Per dirti, durante una delle nostre occupazioni venne Sartre. Sono rimasta contenta quando un’amica, l’altro giorno, mi ha detto che suo figlio e i suoi compagni hanno occupato il liceo. Speriamo che facciano qualcosa di buono questi ragazzi, alla fine anche noi abbiamo iniziato protestando per le aule piccole o insufficienti. Poi certo, è arrivato il movimento operaio, non so qui se si andrà oltre. Sul femminismo di oggi, invece, è meglio sorvolare”. Da una pila rossa accanto a un giradischi e a un vaso di tulipani di qualche giorno, tira fuori un calendario del 1979 suddiviso in settimane, ognuna delle quali associata a una scrittrice o un’artista. “Lo stampammo con la libreria delle donne in tiratura limitata, tieni te lo regalo” mi fa porgendomelo.
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