“La boxe nella mia vita è arrivata per puro caso” mi dice mentre ci accomodiamo nella biblioteca della palestra “quando sono stato bocciato la prima volta in quarta liceo. All’epoca con un mio amico fumavamo come dei draghi, in continuazione. Un giorno ci siamo guardati e ci siamo resi conto che facevamo schifo, e che forse dovevamo iniziare a fare un po’ di sport. Così ci siamo iscritti nella palestra dove ho incontrato quello che poi è diventato il mio maestro, Nello Iovino”. A vederlo non diresti mai che Renato è stato campione italiano di pugilato, nonché sfidante intercontinentale, o forse non lo direi mai io che l’unica persona con cui ho fatto a botte nella mia vita è stata mia sorella. Il fisico è asciutto e definito ma i muscoli se ne stanno disciplinati sotto ai vestiti, senza eccedere in presuntuose smanie di grandezza. Se il Discobolo fosse umano, molto probabilmente avrebbe le sue sembianze. Ha trentasei anni ma ne dimostra molti di meno, e a questo punto non so più se il merito sia da imputare alle canne o alla boxe. “C’è un momento preciso in cui ho capito che quella era la mia strada. Un giorno che avevo fumato e stavo vomitando in un cesso per un colpo incassato male, il mio maestro mi ha tirato su per i capelli e mi ha ordinato di tagliarmeli e di darmi una regolata. Considera che ce li avevo lunghi fino al culo e il giorno dopo mi sono presentato in palestra con la testa rasata a zero. Il mio corpo mi portava lì, ad allenarmi, quello era il posto dove dovevo stare”.
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