Alla ricerca del tempo perduto: tra downshifting, quiet quitting e Cesare Pavese

Leggendo i dati offerti da uno studio McKinsey secondo cui alla fine del 2022 19 milioni di americani hanno rassegnato le proprie dimissioni, verrebbe da dar ragione a Cesare Pavese: lavorare stanca. Rapportando questi dati a quelli del vecchio continente non ci sono più dubbi: in Francia le dimissioni tra il 2021 e il 2022 sono passate da 354mila a 523mila, qualcosa di simile si è visto anche in Spagna, mentre in Italia  il Ministero del Lavoro ha certificato che nel 2021 si sono registrate 1,9 milioni di dimissioni volontarie, diventate 2,2 milioni nel 2022.

I lavoratori e le lavoratrici ambiscono a posti di lavoro migliori, non necessariamente stipendi più alti: cercano percorsi di formazione e valorizzazione professionale, orari flessibili e lavoro agile per conciliare il più possibile tempo del lavoro e vita privata. A questo fenomeno (che si è iniziato a registrare nel 202o ma che ha avuto il suo picco dopo la fine della pandemia) gli americani hanno dato il nome di Great Resignation, noi di Grandi Dimissioni. Forse è troppo presto per poter parlare di portata storica, ma è evidente che si tratta di un segnale inequivocabile che qualcosa sta cambiando sia nella concezione che abbiamo del lavoro, sia del valore che diamo al tempo.

 

DOWNSHIFTING E QUIET QUITTING

 

I lavoratori degli anni Venti impossibilitati a rassegnare le proprie dimissioni per mancanza di coraggio o di scialuppe di salvataggio, stanno sperimentando nuove dinamiche per rapportarsi alla propria professione. Da una parte si è fatto strada il Downshifting, ovvero l’autoriduzione delle proprie ore lavorative e del proprio stipendio per avere più tempo a disposizione per occuparsi di progetti personali, hobby e affetti.

Dall’altra invece la tendenza che ha preso il nome di Quiet Quitting, traducibile con “lavorare il meno possibile” o “dimettersi senza licenziarsi”, che consiste nell’occuparsi esclusivamente delle mansioni per cui si è pagati (rivoluzione!) senza sobbarcarsi di straordinari, attività extra, né stare un minuto di più in ufficio rispetto alle ore previste dal proprio contratto.

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