Ci sono bambini che chiedono scusa e capiscono l’importanza di tornare sui propri passi. Ma anche bambini che devono confrontarsi con le aspettative familiari e con cosa vuol dire deluderle. Ci sono bambini che imparano a gestire un rifiuto e a rapportarsi con la forza, e poi bambini che provano a riconoscere e a elaborare le proprie emozioni.
Può sembrare assurdo, ma nel mondo dei libri per l’infanzia non esistevano fino a oggi fiabe che mettessero a fuoco questi temi dalla prospettiva dei bambini maschi. Questa è stata l’agnizione che ha portato la scrittrice Francesca Cavallo, già autrice del besteller da oltre 10 milioni di copie in 50 lingue Storie della buonanotte per bambine ribelli (scritto con Elena Favilli) – a dare vita a un libro di fiabe tutta incentrata su cosa vuol dire essere maschi oggi. E come diventare maschi del futuro.
Si chiama, per l’appunto, Storie spaziali per maschi del futuro, appena uscito con il marchio di Cavallo stessa, Undercats, e le illustrazioni del messicano Luis San Vincente. Dodici fiabe ambientate su dodici pianeti immaginari, un viaggio alla scoperta di mondi e galassie sconosciuti, tra cui quello più complesso e avventuroso di tutti: il viaggio dentro se stessi. Abbiamo raggiunto l’autrice per conversare di maschi di ieri e di domani, di modelli datati e di genitori che hanno bisogno di nuovi strumenti.
Intervista a Francesca Cavallo
Quanto è legato questo libro a Storie della buonanotte per bambine ribelli?
Storie della buonanotte era incentrato su decadi di lavoro femminista. Quando uscì, nel 2016, c’era una certa comprensione dei temi che trattava. Invece sui temi che tratto in questo libro lo spazio si sta aprendo adesso, è una cosa tutta nuova.
È come se avesse realizzato che c’era bisogno di raccontare un’altra storia, non solo alle donne del domani ma anche ai maschi?
Sono stati i lettori stessi a farmi venire questa intuizione. Quando giravo con le presentazione di Storie della buonanotte in molti mi chiedevano “Ma i maschi?”. All’inizio ho vissuto molto male questa domanda, la vedevo come una provocazione. E mi dicevo: ma dopo tutti questi secoli dobbiamo ancora parlare di maschi? Eppure, piano piano, mi sono resa conto che la loro richiesta era sincera, avevano bisogno di riferimenti che non trovavano in nessuna storia. In Storie spaziali non ci sono ovviamente carrellate di uomini famosi: di quelle ne abbiamo già a bizzeffe. Mentre le bambine andavano spinte alla conquista del mondo, i maschi vanno spinti alla conquista di se stessi. A loro servono storie per conquistare il proprio mondo interiore.
Non è curioso che per parlare dei e ai maschi abbia sentito l’esigenza d’inventare dei pianeti immaginari? Non c’è posto per loro nel mondo reale?
Siamo abituati a parlare della parità di genere con metafore fisiche – la stanza del potere, il tavolo delle decisioni – come se un uomo dovesse alzarsi per fare posto alle donne che entrano, ma queste metafore fisiche non sono adeguate. La cosa che mi premeva comunicare è che lo spazio di cui abbiamo bisogno non è fuori ma dentro di noi. Lo spazio interiore è pressoché infinito, come un pianeta. Noi non abbiamo idea di come sarà il mondo dopo la fine del patriarcato, per questo volevo che i bambini facessero con me questo viaggio a bordo di una navicella spaziale. Per scoprirlo insieme.
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