Ma arriviamo a stamattina: di fretta e in ritardo come al solito, sto per uscire di casa con libro, chiavi e lettore mp3 in mano. Visto il tempo incerto ho afferrato anche il suddetto oggetto nero. Chiudo la porta, chiamo l’ascensore, do l’ultima mandata alla porta e… PPPAAAMM! Sfioro involontariamente il bottone e mi sparo l’ombrello in bocca. Inizio a vedere le stelle, chiudo gli occhi, impreco, mi porto la mano alla bocca. Credo di aver perduto due denti, anzi ne sono certo. Intanto sento gocciolarmi fino al collo, guardo la mano, tutta sporca di sangue. Il pianerottolo era diventato a pois rosso scuro. Riapro la porta, scappo in bagno, mi sciacquo il viso e la bocca… i denti ci sono ancora, li sento, ma sono tutto coperto di sangue che non capisco da dove possa uscire.
Improvvisamente vedo un piccolo foro subito sotto il labbro inferiore da cui sgorgano copiosi fiotti di sangue. Un ruscelletto… una cascatina.  Per cui mi rendo conto dell’avvenuto: la botta funesta ha fatto sì che il mio aguzzo dente incisivo destro perforasse la parte interna della mia bocca fino a uscire dalla parte esterna, procurandomi questo taglio sgocciolante non richiesto. Dopo aver tamponato il grosso, vado in cucina a prendere una fettina di pollo congelata, per evitare che mi si gonfiasse la bocca. Avviso al lavoro che faccio un po’ tardi per un piccolo incidente domestico. Chi cazzo mi avrebbe creduto se avessi raccontato di essermi ferito in codesto e bizzarro modo? Ho preferito che credessero magari a una pentola in testa o che avessi risposto “Pronto!” al ferro da stiro.
Ordunque passeggio per casa ansiosamente, ripulisco il pavimento, sempre con la fettina di pollo sulla bocca. Il sangue sembra essere cessato: mi guardo allo specchio e ho i denti macchiati di rosso come quelle signore che prima si passano il rossetto sugli incisivi e poi sulle labbra. Allora decido di andare al lavoro, ma di lasciare il pollo a casa. Nel tragitto per l’autobus incontro la portinaia che mi chiede qualcosa. A conversazione ultimata mi rendo conto di ricominciare a sanguinare, per cui decido di andare al pronto soccorso per capire se ci volessero dei punti. Il solo muovere la bocca mi provoca sgocciolamento. Il tutto camminando con l’ombrello chiuso in mano, ma tenuto a debita distanza. Non si sa mai, a Milano può piovere da un momento all’altro.
Arrivo in ospedale e mi sento a disagio tra imbarellati, ingessati, e gente che non si regge in piedi. Quindi per darmi un tono comincio a tamponarmi con un fazzolettino, mostrando di tanto in tanto le macchie rosse e assumendo un’aria afflitta. All’accettazione: “Cosa le è successo?”, e io “No, niente, mi sono fatto un taglio!” E lei: “Sì, ma come?” Ovviamente la sua risposta non poteva che essere: “Eh la Madonna! Un bazooka?”
Quindi mi sono sorbito il protocollo, un braccialetto coi miei dati, un codice verde, in attesa da farmi visitare dal chirurgo. Il tutto servito su un piatto di umiliazione.
Mi accomodo nella sala d’aspetto, mostrandomi abbattuto, attendo due ore. Chiamano il mio nome due volte, perché non lo avevo sentito. Il chirurgo è una ragazza che poteva avere la mia età, insieme a un infermiere e una specializzanda, credo. Allora i gioco la carta dell’umorismo fantozziano. “Niente di che, mi sono sparato l’ombrello in faccia e mi sono fatto un taglio in bocca!”
Non mi sembrava di aver detto una cosa così esilarante, ma i due assistenti scoppiano a ridere e fanno “Andiamoci a prendere il caffè va!”, ma io non ero incluso nell’invito. La dottoressa mia coetanea cerca di rimanere seria, si mette i guanti, mi da un’occhiata e mi dice “Ma va, sparisci! Niente punti!”.
Vabbé mi sono detto, l’incubo e il pubblico ludibrio sono finiti, torno a casa e non ci pensiamo più. Al che mi ferma, la giovane dottoressa, e mi dice: “Aspetta che ti faccio il modulo per il ticket!” Dico io: “Ticket?”. “Eh sì – risponde lei – questo non è un codice verde, è bianco e come tale soggetto a 25 euro di ticket!”

Col cazzo, penso io! Per avere un muso rotto e sanguinolento ho speso 37 euro, il ticket + il maledetto ombrello a scatto!

1 commento

  1. Divertentissimo davvero questo post, anche se immagino la situazione non sia stata affatto piacevole per te. Ho fatto anche un giro nel blog. Che dire? Mi definisco una flaneuse anch'io, sono anch'io del Sud, anch'io neo laureata in Lettere Moderne. E anch'io non so ancora cosa farò da grande. In bocca al lupo a noi tutti! Agata

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