Oberato dal lavoro di tesi, ho abbandonato la scrittura di questo blog per qualche tempo. Ma le polemiche fastidiose degli ultim giorni mi hanno spronato a esprimere il mio punto di vista.
Parlo del clamore della comunità gay che si è scatenato nell’occasione dei funerali di Dalla e del clamore della comunità cattolica-bigotta che si è scatenato in occasione del clamore della comunità gay.
La questione è abbastanza semplice, per quanto c’è chi la vuole fare passare per complessa o vergognosa.
Lucio Dalla era gay non dichiarato, fervente cattolico e fidanzato con Marco Alemanno.
Il binomio gay-credente in Italia è impensabile: per la Chiesa se sei gay (peccatore) non puoi accostarti ai sacramenti (fede), se prima non confessi il tuo peccato mortale (essere gay/andare a letto con gli uomini/amare un uomo).
Dalla, FORSE, ha scelto la via più comoda: non si è mai dichiarato apertamente omosessuale per poter continuare ad andare a messa e per poter vivere la sua relazione omosessuale in maniera tranquilla.
La Chiesa sa che Dalla è gay, tutti lo sanno, ma non lo hai mai dichiarato pubblicamente: quindi di fatto non lo è, e può essere ammesso alla liturgia.
Come si chiama questa se non IPOCRISA?
E non ce l’ho mica con Dalla: non oso nemmeno immaginare cosa abbia dovuto passare, interiormente, diviso tra il dover scegliere se 1) essere se stesso, amando liberamente un uomo, ma non potendo liberamente professare la sua fede; o 2) sottacere la sua vera identità, amare un uomo furtivamente, per poter essere così un fervente cattolico.
Questo è il clima di terrore psicologico in cui la Chiesa costringe la società italiana a vivere.
Questa è violenza, questo è odio, questa è pura cattiveria.
Quanto dolore avrà provato il compagno di Dalla a sentirsi chiamare “il suo collaboratore”?
Quanto avrebbe voluto gridare disperatamente, alla fine del suo discorso, l’amore per il suo uomo?
E oltre il danno anche la beffa: con quale coraggio un prete, rappresentante di Dio, durante un funerale di questo tipo afferma che “chi si trova nel peccato non può accostarsi alla comunione” o “la Chiesa condanna il peccato e non il peccatore (qualcuno mi spieghi la differenza?) o “Gesù accetta tutti, ha perdonato anche le prostitute (omosessualità = prostituzione?)”?
Questa oltre che ignoranza è cattiveria (che poi l’una è la conseguenza dell’altra).
A tutti i bigotti, moralisti, finti benpensanti dico: sollevare polveroni di questo tipo durante quest’occasione non è stata una mancanza di rispetto: Dalla ormai non c’è più, non può offendersi.
E ai preti che continuano a dire che iene e sciacalli hanno offeso la sua memoria io dico: voi lo avete offeso in vita, cos’è più grave?
Lo avete offeso facendolo sentire inferiore, sbagliato, peccatore, immorale; imponendogli, col terrore psicologico, di vivere la sua sessualità e l’amore in maniera appartata e furtiva. Avete offeso il più puro dei sentimenti.
Sollevare clamore era non solo giusto, ma anche doveroso.
A questo serve dichiararsi apertamente: a far sì che passo dopo passo, Chiesa –> Stato –> Società capiscano che non c’è niente di sbagliato e ognuno potrà vivere liberamente la propria sessualità: tutti nel rispetto di tutti. E chi vorrà credere potrà farlo liberamente e senza sentirsi peccatore.
Non ci si può ridurre all’ INVISIBILITA’, è questo quello che loro vogliono.
Per questo, più che mai, il coming-out ha valenza politica (nel senso etimologico del termine), per dire: IO ESISTO.