Immerso com’ero in innumerevoli impegni la notizia delle dimissioni/passo indietro/caduta del “Cavaliere inesistente” è passata quasi inosservata!
Da tempo aspettavo questo momento, avevo progettato tante volte come festeggiarlo. Avrei voluto avere la stessa gioia di un mio ex coinquilino quando una sera del 2008 cadde Prodi: avreste dovuto sentire le sue grida! Io sì visibilmente eccitato, ma in realtà amareggiato da una crisi governativa, economica e della democrazia senza precedenti in Italia (almeno da 24 anni a ‘sta parte!). Poi nemmeno una colpo netto: fino alla fine ha fatto la Diva, procrastinando anche di qualche ora la fine del suo esecutivo.
E siamo arrivati a oggi, con un governo composto in maniera assoluta da tecnici e da professoroni universitari.
Primo punto: provenienza di molti di questi professori da Università private. Cosa significa? Che nella drasticità della situazione italiana solo personalità provenienti dal Privato sono in grado di porre rimedio? Il governo Monti è stato costituito in pochissime ore, e in questo corri, fuggi, scappa e tappabuchi, i professori dell’Università pubblica sono stati presi in scarsa considerazione (a parte 2 o 3 eccezioni!). Cosa vuol dire che i prof. della Bocconi, Luiss o Cattolica sono più referenziati di quelli della Statale o Università degli Studi di Pincopallo? E se così fosse (taccio altri possibili giri di conoscenze e rapporti “segreti” e sotterranei, o allo zampino vaticano), nei momenti di crisi dunque salgono a galla le sostanziali differenze di trattamento che il popolo italiano, e in questo caso i giovani, subiscono ogni giorno, in base al conto in banca posseduto? No, l’istruzione qualificata non è per tutti, così come la democrazia.
Non sono mai stato troppo populista, nè convinto che la democrazia sia una cosa sana e ben fatta, per quanto necessaria. La teoria delle elitès è sempre attuale, sempre valida, e sempre vera. Purtroppo, perfortuna. Non tappiamoci gli occhi col prosciutto dei finti valori comunisti e popolari, perchè tanto non sarà mai così, perchè non è concepibile, perchè non tutti sono fatti per comandare (con questo non affermo il contrario, ossia che ci sia chi è nato per servire), perchè non tutti sono fatti per comprendere. E l’attuale legge elettorale lo dimostra: noi non decidiamo proprio niente, il popolo non ha potere. Tu scegli un candidato e lui poi si organizza come meglio crede. Non si vota più nè un ideale, nè un colore. (L’unico residuo di potere ci resta nei referendum, ma questa è un’altra storia!).
Ed ecco che, arrivati a questo punto, subentrano i tecnici. L’Italia può essere considerata come uno scolaretto ritardato che ha bisogno dell’insegnante di sostegno (il governo tecnico appunto), dopo che il Preside (l’UE/BCE) lo ha ripreso nel suo studio.
Il nostro insegnante di sostegno è composto da una fitta schiera di 18 esperti, professori appunto, qualificati, competenti, adulti. Tre donne, nè veline, nè quote rosa. Fine della democrazia: è evidente che tecnocrazia e democrazia si ecludano a vicenda. Se chi decide è l’esperto non può essere il cittadino comune (principio fondante della democrazia). La tecnocrazia pretende che chiamati a decidere siano pochi che se ne intendono. Fino a qualche secolo fa il popolo era molto ignorante e perciò tenuto fuori dalle decisioni di governo (che pur lo interessavano). Ora il volgo è più istruito, anzi diciamo meno ignorante, ma i problemi da risolvere come lotta all’inflazione, o scungiurare il rischio retrocessione et similia, sono molto più complessi. Forse allora non c’è davvero la necessità di un insegnante di sostegno, che abbia competenze tecniche o scientifiche, insolubili dall’uomo medio di oggi, anche se più istruito?
Saranno anche antitetiche democrazia e tecnocrazia, ma di certo la scelta di alcuni esperti è stata caldeggiata e supportata ampiamente da schieramenti politici di turno, e Monti lo sa bene. Ha dovuto fare i conti col sordido mondo politico italiano. C’è da dire che lo Stato è in condizione normale anche e intrinsecamente tecnico, perchè ha bisogno delle competenze di tecnici, scienziati, ingegneri, amministratori, giuristi etc, per l'”ordinaria amministrazione”. Quindi non scagliamo la pietra contro l’attuale governo tecnico, di certo costruito su carriere private, nomee, università altisonanti, cognomi triplici, potenza, fama, e intrichi. Questo è quello di cui il povero scolaro ritardato ha ora bisogno. La serietà degli italiani ora starebbe nell’interrogarsi sugli sbagli commessi nel tempo, sull’essere, ed essere stati, rappresentati (sic!) da una classe politica inadempiente e ignorante, sulla serietà dei partiti politici oggi presenti, su quanto la democrazia abbia fallito miseramente in Italia.
Polica e tecnica è un connubbio necessario. Ma la prima da sola è incapace, la seconda forse no.
PS= E’ scontato dire che sono al settimo cielo per l’uscita di scena di Berlusconi e del suo circo, nonostante la situzione attuale sia drastica.