Eccomi di nuovo qui, in un’ insulsa serata di pioggia di metà settembre. A quest’ora sarei dovuto essere su un prato a guardare i corti del Milano Film Festival e invece tutto rimandato per evidenti motivi. E sto qui ad ascoltare Make you feel my love di Adele. Sto preparando uno degli ultimi esami della mia vita – che parolona! – cioè non proprio ora, in questi giorni. E in più mi godo nel tardo pomeriggio e alla sera l’atmosfera meravigliosa del MFF, tra musica, cantautori, sperimentazioni, film, calici di vino, bella gente, ma proprio bella! Penso davvero che il mio lavoro ideale sarebbe nell’organizzazione di eventi culturali di questo genere. Vabbè che fino a pochi anni fa credevo fosse l’attore nei musical di Broadway, poi il cantante in gruppo gospel, poi decoratore d’interni, poi il redattore di casa editrice, poi l’insegnante amico degli alunni ma che si fa rispettare allo stesso tempo, poi…boh….non so…l’idraulico di Valeria Marini o il badante di Silvio Berlusconi? Vabbè quello ha fatto un patto col diavolo, non morirà mai, come Karen Walker.
Insomma dicevamo, cioè non è che dicevamo, pensavo io di volervelo dire, comunque, ho passato una bella estate st’anno (ci vuole l’apostrofo? vabbò).
Dopo una capatina a Barcelona nelle follie di Gaudì, i pettorali degli spagnoli, le schitarrate per il Barri Gotic, il cibo e la sangria come se non ci fosse un domani (come dice quella che è stata la mia compagna di viaggio) sono tornato carico di passione nel mio paesino di provincia in Calabria. Dopo il ferragosto passato in famiglia, dopo essermi fatto dire da tutti quanto mi trovassero bene e/o dimagrito, in forma e smagliante (l’ultimo l’ho aggiunto io, è vero!) e dopo aver preso 13 kg con solo quel pranzo vanificando così tutti quei complimenti, mi sono reso conto che qualcosa nel mio paesino di provincia è cambiata davvero. Dopo alcuni (26) anni di un’amministrazione di centro-destra, n’è subentrata una di centro-centro-sinistra (meglio di niente!): ora, senza demagogia e retorica, però gli eventi estivi sono stati più partecipati, specie tra i giovani e i volontari che si sono prodigati nell’allestimento delle varie manifestazioni, dalla giornata dell’arte, alla presentazione di libri, dalla riscoperta dei vicoli storici fino al convengo del professore universitario, all’aperitivo in piazzetta. Insomma un bel carico di emozioni e di bei ricordi che mi sono portato dietro qui in terra medeghina e che mi hanno reso più difficile la partenza. Nonostante tutto c’è ancora chi si cela dietro una macchina da scrivere e redige esilaranti lettere diffamatorie firmandosi Jacques la Fontaine. Si amici miei, nel mio paese di poco più di 3000 abitanti succede anche questo; lo so che sembra una puntata di Jessica Fletcher però è così. Fin quando non si smetterà di farsi i dispettucci, calunniarsi, incolparsi non se ne uscirà, e soprattutto si renderanno ancora più salde quelle fondamenta da paese di provincia, nell’accezione più dispregiativa (che prima non intendevo).
E poi si lamentano di chi scappa, o detto più elegantemente, di chi non resta. Ma restare per farti squadrare dalla signora che dalla vetrina del suo negozio ti osserva dalla testa ai piedi? O per dover litigare con la fioraia che ti ha visto prendere i fiori dall’altro fioraio? Poi ti trovi in una città come Milano, dove regna l’anonimato, e vorresti indietro tutto questo. Mai contenti noi umani. Vabbè fondamentalmente il post era positivo e così deve restare. I pochi che avranno letto il post fino alla fine (masochisti) scrivano come commento: “Gaepanz ti amo!”, perchè ho bisogno di sentirmelo dire. Osequi, con due s.

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