Il volto di una donna assorto nella lettura di un libro è apparso sulla facciata dell’IIS Enzo Ferrari di Roma, nella borgata Lamaro, quadrante sud-est della capitale, sui cui banchi ha studiato anche Eros Ramazzotti. Sembra una dea o una Madonna, il volto austero e dolce allo stesso tempo, portamento classico e insieme contemporaneo.
Si tratta del nuova opera di arte pubblica di Ozmo, al secolo Gionata Gesi, italiano (per il momento) di stanza a Parigi, con una carriera ventennale che lo pone nel pantheon dei pionieri della street art nel nostro paese. Fu lui a dipingere all’ingresso del Leoncavallo di Milano l’opera che ha fatto conoscere la street art al grande pubblico – quella che Sgarbi, all’epoca Assessore alla cultura di Milano, definì “la Cappella Sistina dell’arte contemporanea” – e d’allora i suoi lavori sono apparsi sugli edifici delle città italiane da Torino a Roma, da Palermo alla Valcamonica, o sottoforma di gigantesche installazioni museali al Macro di Roma o al Museo del 900 di Milano, fino a travalicare i confini nazionali e spuntare in tutto il mondo, da New York a San Francisco, da Chicago a Londra, passando per Berlino, Parigi, Shanghai, Mosca, Saõ Paulo e Tunisi.
Fra le mura del Ferrari, in Via Contardo Ferrini, 83 a Roma, ha sede anche l’Associazione daSud che, attraverso il suo progetto educativo ÀP-Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, da anni è impegnata in questa periferia romana sui temi della legalità, della conoscenza e della giustizia. DaSud ha chiesto all’artista di realizzare un’opera che potesse essere d’ispirazione per le persone che varcano la soglia dell’edificio, ma anche per tutti quelli che la osservano dall’esterno, dalle strade del quartiere. Abbiamo fatto due chiacchiere con Ozmo che ci ha raccontato della genesi di Sophia, di come ha scelto di farla dialogare col contesto e del ruolo dell’arte pubblica oggi.
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