Tutta colpa di una moneta

C’è un busto di marmo nella Sala delle Muse dei Musei Vaticani in cui è stato riconosciuto il volto di Platone. Si tratta di una copia romana che ricalca alla perfezione l’originale greco risalente alla fine del IV secolo a.C.

Le linee del volto sono tondeggianti, i baffi e la barba folti e i capelli, che iniziano a diradarsi, terminano in una frangetta sulla fronte corrugata. Il naso pronunciato non lascia spazio ai dubbi sulle origini greche dell’uomo rappresentato, tanto che se l’archeologia non avesse già stabilito trattarsi di Plato, non avrei fatto fatica a vederci i lineamenti del professore Eligio Daniele Castrizio.

Dopo la laurea in Lettere, la specializzazione in Archeologia e il dottorato, approda all’insegnamento della Numismatica all’Università degli Studi di Messina. Sarà per quei tratti fisionomici tipicamente ellenici, sarà per quel cognome che non può avere altra etimologia, ma è come se il fato avesse prestabilito che il posto del professore dovesse essere tra le cose antiche.

“Il Castrizio era il responsabile del kástron, l’accampamento bizantino” dice il professore sornione “ma ormai sono l’ultimo a portare questo cognome e dopo di me si perderà per sempre, visto che ho solo sorelle e una figlia. Secondo il Corriere della Sera si tratta del cognome più antico d’Italia”.

Nato e cresciuto a Reggio Calabria si considera in tutto e per tutto uno strettese, visto che fa la spola ogni giorno tra la sua città natale e il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina. Il ponte allora sarà una manna dal cielo, azzardo io per vedere la sua reazione. “Ma quale manna” risponde “con l’aliscafo ci metto mezz’ora, meno di chi vive nella periferia di Milano e deve raggiungere il centro in mezzo al traffico” ride sotto i baffi platonici. “Piuttosto dopo tutti questi anni per mare mi meriterei la laurea da nostromo”.

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