Le numerosissime letture del mio post sulla prima serata, mi hanno convinto a continuare le mie goliardiche cronache sanremesi. In realtà la mia missione segreta è quella di farvi innamorare del festivàl, così come lo amo io. Mamma Rai mi sconta il canone.
Parte la serata senza mezzi termini con la sfida fra le nuove proposte, degna di un talent show. Apprezzabile che i giovani siano stati messi in prima serata, anzi direi primissima, proprio attaccati al Tg. Infatti quando ho acceso la tv mi sono trovato un negro che presentava una negra che cantava NEGRA, e ci ho messo un attimo per capire. Poi della gente che suonava con dei violini in mezzo alle gambe e poi la pubblicità.
Dolcenera: la sua canzone s’intitola Ora o mai più, ed effettivamente potrebbe essere la volta buona. Un po’ un pastiche tra r&b e un accenno di gospel, verso la fine spara a canna fino al cielo: davvero una degna prova per il festivàl. Brava anche per il nastro arcobaleno: però, Dolcenè, mangiatela ‘na fettina di carne ogni tanto.
Poi arriva la bravissima, bellissima, sagacissima Virgina Raffaele (si vede che parteggio per lei?) nelle vesti di Carla Fracci e, nonostante faccia ridere, uno pensa: “Oh madonna, mo ce la dobbiamo sorbire per tutta la sera così?”. La danZa è sofferenZa, esilarante.
Clementino: capisco che sia di stagione, però non sono davvero riuscito a capire altro se non apache, ganache, pascià, emigrato. Il nobile tema trattato è stato sviscerato come un compito in classe di un bambino di seconda elementare. Niente nastro per lui, solo “du frittur” per il volere della rete.
Peggio della peggio velina stupida, l’apolide liftato di Garko fa il prezioso nella discesa delle scale, chiede per tre volte una musica d’accompagnamento diversa e ci annoia a morte, mentre ognuno di noi nel suo piccolo spera nella provvidenziale caduta. Inoltre, dico io, se ti spacci per “grande attore italiano”, si presuppone che abbia imparato dei copioni nella tua vita: possibile che non riesci a memorizzare una decina di nomi di canzoni?
Patty Pravo: la dea liftata, in prestito temporaneo dal Museo egizio di Torino, si presenta coraggiosamente alla soglia dei cinquant’anni di carriera. Con un’intensa e struggente canzone scritta da Zampaglione, commuove tutti e si merita la standing ovation, nonostante le numerose sbavature vocali. Ma provateci voi a cantare senza naso!
Manichino di polietilene con braccialetto arcobaleno, olio su tela
Arriva una maestra con la sua classe formata da soli due alunni e questa dovrebbe essere una cosa divertente. Ma gli sforzi degli autori sono vanificati quando i bambini cominciano a cantare Povia, fastivàl cattivo maestro, e quando arriva il velino liftato che chiede di essere ammesso a scuola per imparare a leggere (visto che gli abbiamo rimproverato di non saper nemmeno seguire il gobbo). Se la poteva cavare con questa autoironia, ma si fa subito odiare nuovamente quando rischia di cadere dai suoi tacchi di 5 centimetri. Gabriè, se vuoi fare la velina ti devi allenare!
Entra la Madeliene proustiana, con una captatio benevolentiae nei confronti del pubblico dal sapore artificiale. E poi ci da ragguagli sui suoi genitori che ancora dormono dalla prima serata sul divano davanti alla tv.
MOMENTO EROTICO
Il medley di Eros nazionale ci conquista come quello di Laurona la sera prima e ci stupisce per la foga con cui sventola vistosamente il nastro arcobaleno. I plebei stipati nella piccionaia urlano e si stracciano le mutande per lui. Una voce maschile urla “Ti amo!” e Ramazzotti risponde “Pure tu?”. L’Ariston è letteralmente in visibilio. Carletto comincia a sudare e cerca di sviare l’argomento sul quale si gira intorno da due sere: battute inutili sull’abbronzatura e sui nomi delle rispettive compagne, non sono servite a nulla. Alla fine Eros spara la bomba: “I figli fanno famiglia e la famiglia è fondamentale, qualunque essa sia!“. Applausi.
Poi parla del titolo del suo nuovo singolo Perfetti, spiegando coerentemente che il titolo significa che non siamo tutti perfetti. E poi lo canta e a me pare di sentire Ragazza di periferia della Tatangelo.
Fa capolino con uno sfavillante papillon arcobaleno il maestro Beppe Vessicchio, l’uomo di cui più si è parlato in questi giorni senza che neanche fosse presente. Il potere di Maria.
Valerio Scanu: senza il travestimento da Anna Oxa non lo avevo riconosciuto, il beniamino di Carletto ci canta con fare austero una canzone di Fabrizio Moro, ritornando sui temi dell’acqua, dei fiumi e dei laghi, di cui francamente non ce ne fotte niente.
Ancora Garko, ancora più stupido. Vuole farci credere di sapere l’inglese, ma quello che esce fuori è un contorcersi di lingua e labbra siliconate. Quando capisce di aver fallito anche in questa, ci regala un generoso occhiolino a favore di telecamera.
Francesca Michielin: vestita da amish, la giovanissima vincitrice di X Factor ha più cartucce vocali di molti suoi rivali, così come una sicura padronanza del palco. Peccato che i gradi di separazione li vorremmo noi da chi le ha scritto questa canzone.
Il momento più intenso di tutto il festivàl non lo infarcirò di retorica italiota, ma vi lascio solo una bellissima frase dell’emozionato ed emozionante compositore Ezio Bosso: “La musica è una magia, non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta come i maghi“.
Alessio Bernabei: non sapevo si potesse gareggiare con una cover e invece, l’ex dei Dear Jack ha portato sul palco dell’Ariston, One last time di Ariana Grande. E non se l’è cavata male.
Elio e le storie tese: Massimo Ranieri cantava Perdere l’amore, loro Vincere l’odio. La mescolanza di stili e brutture grammaticali fa del loro testo certamente il più esplosivo di tutto il festival. La bravura tecnica  è dimostrata anche dall’acuto lirico di Elio della durata diversi secondi. Spero solo che il passo sulla conversione di San Paolo non l’abbiano estrapolato dal discorso in Senato di Scilipoti. Che in realtà, se così fosse, sarebbe doppiamente geniale.
Neffa: un po’ svogliato, un po’ usuale, un po’ solito. La canzone non disturba, le sue stonature sì.
LA DIVA TIMIDA
Tutti i soldi spesi per l’ospitata di Nicole Kidman, non sono stati ripagati dall’intelligenza dell’intervista di Carletto. La diva si è mostrata timida e schiva, ha sorvolato su quasi tutte le domande di merda e ha parlato di alcuni episodi della sua vita che le venivano in mente. Un po’ svampita quando deve cantare un verso di Zucchero, un po’ bucolica quando racconta che pianta le verdure e zappa la terra. Ma chi te crede? Per fortuna che arriva il grande attore italiano (delle fiction brutte) a portarle i fiori, così mettiamo fine a quest’imbarazzo.
Annalisa: una venere bianca leggermente in carne, porta una bella canzone di cui è co-autrice e un tatuaggio arcobaleno sulla mano. Devo ascoltarla qualche altra volta, ma mi è sembrata una delle canzoni più belle della serata (a parte “cucinare la vita”).
Zero assoluto: ma che davero?
Dopo l’intervista stile Iene tra Nino Frassica e Garko, strutturata volutamente per sottolineare quanto madre natura sia stata ingenerosa con l’angelo Gabriele, l’attore siciliano ci commuove con un pezzo sui migranti che vale più di mille canzoni di Irene Fornaciari.
Infine in fascia super protetta entra Antonino Cannavacciuolo – forse perché scambiato per Adinolfi – e dà la ricetta del sale nell’acqua della pasta. Cose stellate proprio.
Buona notte.Se ti va leggi anche le cronache della prima e della terza serata

E se proprio vuoi farti del male ci sono anche le cronache del 2015, 2014, 2013, 2012 et in secula seculorum, amen.

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