Mi trasferisco in campagna e coltivo il mio bell’orto!”. Alzi la mano chi non ha pronunciato almeno una volta questa frase al termine di una giornata stressante. Ma la sostanziale differenza sta tra chi lo dice e basta e chi lo fa veramente. L’impavido novello contadino di cui vi stiamo parlando è Renzo Bossi, pupillo di Umberto e designato a diventare il suo successore alla guida del Carroccio.
Per questo motivo gli venne fatto ripetere per tre volte l’anno della Maturità, per assorbire maggiormente tutti i concetti studiati e per coronare il percorso di formazione, come tutti i rampolli dei senatùr, venne mandato a studiare all’estero. Oxford, Yale, Harvard. No, per il Trota venne scelta Tirana. La privata e prestigiosa Università Kristal però stranamente non ebbe l’onore di vedere il giovane Bossi tra i banchi della Facoltà di Economia. Tant’è.
Contemporaneamente agli studi inizia il suo cursus honorum: prende la tessera della Lega nel 2009 e già nel 2010 è eletto per acclamazione delle guardie pretoriane nel Consiglio Regionale della Lombardia. I tre anni canonici di anzianità, previsti dal regolamento interno al partito prima di una candidatura, probabilmente gli furono abbuonati con quelli della Maturità.
La sua ascesa politica subì un’importante battuta d’arresto quando venne coinvolto nell’inchiesta giudiziaria sull’appropriazione indebita dei rimborsi elettorali della Lega. Lì finalmente pronunciò il discorso che passò alla storia come il “Discorso del Trota” e che rappresentò la svolta green della sua vita: “Ura vò en campania a zapà el mio bell’ort!” (taluni narrano che per sottolineare il concetto e renderne più vivida l’immagine aggiunse “Come un terùn!”, ma non ci sono fonti che lo testimoniano).

E infatti qualche giorno fa il Trota si è presentato a Milano per presenziare all’udienza preliminare e all’uscita ha confessato ai giornalisti le gioie della sua nuova vita da contadino, nell’azienda agricola del fratello Riccardo. Bossi jr si è mostrato sereno e molto soddisfatto della sua nuova vita, nonostante avesse paura di tirare dalle tasche le mani evidentemente provate dal lavoro manuale. 
Fonte: Oggi.it
Sarebbe scontato sentenziare che finalmente delle braccia vigorose sono state restituite all’agricoltura perché l’agricoltura è una cosa seria. E di questo pare che molti italiani se ne siano accorti e come il Trota si sono dati alla coltivazione di ortaggi e verdura in sempre più numerosi orti urbani. Coldiretti ha infatti da poco calcolato che non sono mai state destinate tante aree verdi agli orti pubblici: nelle città capoluogo infatti si è raggiunto il record di 3,3 milioni di metri quadri di terreno di proprietà comunale divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione ad uso domestico, all’impianto di orti e al giardinaggio ricreativo. Gli orti urbani si sono addirittura triplicati rispetto al 2011, vuoi per moda, vuoi per risparmiare, vuoi per essere certi di mangiare del cibo sano. O vuoi per emulare le gesta del prode Trota che ha preso alla lettera l’invito di Bossi padre di piantarla.

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*