Se te la senti leggi anche la Prima Serata -Uno spettro si aggira per l’Ariston (quello di Pippo!)
Giuro che non guarderò mai più alcuna puntata di questa edizione di Sanremo dal letto. A momenti volevo chiamare il 118 perché mi riesumasse dalla trapunta. Ma a esorbitanti opere di riesumazione ci hanno pensato gli autori del festival.
A cominciare dai troppi momenti di autocelebrazione di Mamma Rai e dallo scongelamento delle gemelle Kessler che hanno ballato comunque dignitosamente nonostante le numerosi protesi al titanio. Al contrario di quella marmotta della Littizzetto, che ieri sera è stata più pesante dei peperoni fritti prima di andare a dormire. Capisco che vuoi fare la parte della cozza intelligente e per questo ti stimo, ma una mezza coreografia potresti anche impararla. Se le due signore possono fare la spaccata alla soglia del bicentenario ce la puoi fare anche tu, no?
Coordinazione, Olio su tela |
La gara canora inizia all’insegna di Francesco Renga: firmiamo una petizione affinché questo cespuglio di capelli venga estradato dal palco dell’Ariston fino a quando Ambra non vincerà un Oscar.
Lucianina continua a fare il verso a Vessicchio, che sta all’Ariston come Berlusconi ai processi: alla quarta volta non ti accorgi di essere un po’ ripetitiva? Ma il pubblico applaude felice, quindi assecondiamolo.
Intanto arriva Giuliano Palma, travestito da Voldemort con gli occhiali da sole e comincia a dire “si spacca l’amore“, muovendo i piedi come se fosse Giucas Casella sui carboni ardenti.
I due conduttori leggono una sfilza di cose che dovrebbero essere belle, ma che in realtà non lo sono: il nonno che dorme con la bocca aperta davanti alla TV o il bambino che vomita la pastina. Ogni tanto intermezzano qualche chicca di populismo a qualche “è figo“, “è super” che spero tanto che i testi glieli abbia scritti Flavia Vento in collaborazione con zio Misseri. Per inciso: il tema della bellezza quest’anno c’entra proprio poco.
A proposito di bellezza, inizia la gara vera con Noemi che entra sul palco in tutto il suo splendore. Dal collo in giù. Attacca la prima canzone male e fulmina con lo sguardo il direttore d’orchestra (tra l’altro mi chiedo come i direttori possano dirigere gli orchestrali che stanno dislocati in quei baldacchini in alto che hanno spacciato per scenografia?). Comunque bellissime le sue canzoni e brava lei, nonostante quel ramo sul collo.
Un tipico fiore di Sanremo |
Il momento più commovente della serata è stato senza dubbio il monologo di FRANCA VALERI, che nonostante il Parkinson e tutti i suoi mali ha saputo essere ironica e convincente come 40 anni fa. Di certo più brava della Littizzetto.
Renzo Rubino: belle entrambi, anche se molti al verso “vorrei svegliarmi a mezzogiorno” hanno pensato “anch’io, ma di domenica prossima, quando sarà tutto finito”. Io ovviamente no, perché seppur sono andato in narcolessia per una dozzina di volte mi piace farmi del male. “Per sempre e poi basta” ha ricevuto consensi innumerevoli. Specie dai miei parenti in Australia, sintonizzati in Mondovisione. Pensa te.
Rosalino Cellammare che ha potuto tentare la fortuna solo perché ha cambiato il suo nome in Ron, è famoso principalmente per “Vorrei incontrarti fra cent’anni“. Non so perché sia voluto tornare a Sanremo con quella faccia da regazzino e quella canzone simil-folk: forse perché venerdì pare leggerà o canterà una lettera inedita che gli ha scritto Lucio Dalla anni fa. Vedremo.
MOMENTO BAGLIONI: tanta emozione, tanta anzianità nascosta in me, tante lampade, tanto botox, tanti capelli bianchi. Ho cantato tutte le canzoni del suo repertArio, emm, repertorio e ho riso quando alla fine lui e Fazio hanno voluto indossare dei caschetti da operai, blaterando qualcosa sul costruire e sui cantieri. Se li sono tenuti in testa per ben 2 secondi, per toglierseli subito dopo schifati.
Riccardo Sinigallia: soltanto alla seconda canzone ho capito che non era una nuova proposta. L’aria dei Tiromancino può anche funzionare, ma non in una serata soporifera come quella di ieri. Quindi solo tanta noia, tante parole di sinistra e tanta noia di nuovo.
Una bella sorpresa è stata sicuramente Francesco Sarcina, ex Vibrazione, che col suo nuovo look ha provocato parecchie vibrazioni negli astanti. Tant’è che si accorto anche lui di essere figo e ha cominciato a farsi ripetuti selfie tra una canzone e un’altra, con fare noncurante, mentre i due conduttori non si sono accorti di nulla e hanno continuato scoglionati. A momenti si scocciano anche di dare i numeri del televoto.
Ammazza quanti gobbi |
La delicatissima esibizione del famoso satanista Rufus Wainwright è stata intermezzata dal mio russare e dai miei sbadigli perché purtroppo ero al capolinea. Mi sono destato quando il traduttore Rai ha detto imbarazzato “outin” e quando Rufus ha lanciato qualche frecciatina religiosa. La bellissima Across the universe ha decretato la fine della mia soglia d’attenzione.
Quindi mi perdo buona parte delle giovani proposte: apro un occhio solo quando tale Diodato canta “non so come fai a sbattermi così…“. Bravo devo dire. Poi mi risveglio quando sento di un altro figlio d’arte, Filippo di Ivan Graziani (che uscirà per la legge dei figli di papà), poi per il rossetto accecante di Ursula la regina dei mari, e infine da un fastidiosissimo raggae-bubba.
Quando vedo sul palco la brutta immagine domestica di Fazio con pigiama e camicia da notte capisco che è proprio ora di concludere questa agonia e sprofondo nel cuscino. E caro Fazio, fai bene a fare spallucce.
“Eh… questo sò!” |
2 commenti
Mi sono addormentata su Rufus e sono rinvenuta su Fazio accappatoiato (perchè?) quindi mi sono persa tutti i giovani. Una palla disumana, diciamocelo.
Per la serie il festival della tinta segnalo Renga che coi capelli corti è brizzolato, ma come gli crescono diventa castano cioccolato.
Intanto ho riascoltato ora Renzo Rubino che canta e suona come un tarantolato… penso di amarlo!
ahahahah! Non ti sei persa granché fidati! Rubino pare stia frenando un tir invece di suonare un piano!